Intervento del vescovo di Locri-Gerace Francesco Oliva, il sogno di una LOCRIDE libera.

Un anno dopo. Ci verrebbe da dire: cosa è cambiato? La risposta più disarmante sarebbe: niente! Ma non credo sia questa la verità. Vedo in tanti di voi, nella nostra città, in questi ragazzi e giovani una consapevolezza in più, un più vivo di desiderio di partecipazione alla vita civile. questa presenza oggi è un segnale forte per tutti, specie per quanti esercitano l’autorità, ma anche per me. Passare dalle parole ai fatti: è questo il monito più vero. Tante rassicurazioni abbiamo ascoltato in questi giorni sul potenziamento dell’ospedale (aumento del personale medico, infermieristico, disponibilità di finanziamenti per l’adeguamento dei reparti). Sono segnali di speranza? Me lo auguro. Ma a tutti voi giovani e meno giovani chiedo di seguire le vicende dei vostri paesi. Non fermatevi alle promesse, esigete che alle parole seguano i fatti, pretendete sempre risposte chiare e concrete. Quale delusione sarebbe dover scendere di nuovo in piazza perché quanto annunciato non viene realizzato! Stanca di parole, la Locride approva solo chi si presenta con progetti di crescita e di sviluppo.
La manifestazione odierna esprime lo stato di sofferenza di tanta gente, ne manifesta il disagio dovuto alle ristrettezze economiche, alla mancanza di lavoro e a tanti altri tipi di povertà. Affiora un pericoloso senso di sfiducia. Il grido che colgo dalle bocche di tutti è: l’ospedale non si tocca! Parliamo di una struttura strategica, troppo importante per questo territorio emarginato geograficamente, ma anche socialmente ed economicamente. Non possiamo tollerare che l’Ospedale della Locride decada o venga ridimensionato. Non possiamo accettare che gli ammalati, anziani e bambini, e soprattutto i meno abbienti debbano affrontare lunghi viaggi, per avere le più semplici cure. Il diritto alla salute è un diritto di civiltà. Non accettiamo che esso venga messo a rischio anche a motivo di una viabilità insufficiente e problematica. In questa terra, ove non si parla di alta velocità, di grandi opere, va migliorato il sistema viario e ferroviario. Non si può pensare di risolvere i problemi della 106 con semplici interventi di messa in sicurezza della sede stradale! Eppure era stato promesso qualcosa di più. Non accettiamo che il diritto al lavoro sia privilegio di pochi, che le famiglie siano abbandonate a se stesse. Abbiamo una dignità che nessuno deve rubarci!
Tornando al tema della sanità, dobbiamo riconoscere che l’ospedale ed il suo miglior funzionamento, la buona sanità, dipendono anche da quanti operano nelle strutture sanitarie ai diversi livelli: sono tanti i buoni medici ed infermieri che svolgono con passione il loro servizio. Mi tornano alla memoria i dottori Franco Bono e sua moglie Maria Rosaria De Angelis, dei quali è stato avviato il processo di canonizzazione. E speriamo presto di vederli agli onori dell’altare. Solo pochi giorni fa abbiamo ricordato l’undicesimo anniversario dell’uccisione dell’on. Fortugno. Un altro martire di questa terra, che ha pagato con la vita il suo impegno civile. Il suo sacrificio non è stato vano. Ma la buona volontà di pochi non basta a far risorgere la nostra terra. Nessun problema può essere risolto se manca il comune senso di responsabilità. Più importanti sono i ruoli maggiori sono le responsabilità: responsabilità nello svolgere il proprio dovere, nel non aspettare che siano altri a farlo per prima. Responsabilità è riconoscere che il bene comune dipende dall’impegno di ciascuno. Sogno una Locride che non si arrende di fronte al male, che rivendica la sua dignità di fronte ad ogni tentativo di negazione dei suoi diritti fondamentali. Sogno una Locride che vinca i suoi malesseri. Molti dei quali riguardano le famiglie, che mancano dei necessari mezzi di sussistenza, di un reddito minimo.Anche se con molta sofferenza devo convenire con coloro che sostengono che le radici cristiane della nostra terra sono inficiate dal virus di una mentalità mafiosa. La stessafamiglia rischia di essere aggredita da questo virus. La famiglia muore se si lascia contagiare dalla complicità e dalle connivenze. Essa può ritrovare la sua compattezza solo se riscopre i valori tradizionali dell’onestà, della laboriosità, dell’accoglienza. Condivido la tesi di chi afferma che occorre più cultura per vincere la mentalità mafiosa che condiziona lo sviluppo della nostra terra. Il mio sogno è quello di una Locride che si ribella all’ideologia dell’illegalità e del malaffare, all’arroganza mafiosa. E’ il sogno di una Locride che vinca la paura del silenzio, pronta a reagire e rompere ogni forma di omertà e complicità. Il sogno di una Locride che si ribella al fatalismo e alla rassegnazione. Il sogno di una Locride che alza la voce, quando il bene comune è in pericolo e non cede ai ricatti dei poteri forti e della burocrazia. Tante sono le lacerazioni presenti nella nostra terra, come anche i segni della presenza dello Stato. Ed è grazie all’opera delle forze dell’ordine se tante reti del malaffare e della violenza criminale vengono spezzate, se molti beni vengono recuperati alla pubblica fruibilità. Mi riferisco ai tantissimi beni confiscati alla mafia. Questi beni non sono più di proprietà privata, vengono restituiti alla collettività. Facciamo in modo che siano trasformati in spazi di aggregazione giovanile, in oratori per i ragazzi, in centri di accoglienza. A quanti hanno avuto beni confiscati dico: siate contenti se quello che era un vostro bene ora viene destinato ad un'opera sociale. E’ così che la Locride rinasce.
Rialziamo il capo di fronte allo stato di abbandono in cui versa la nostra terra. Difendiamo il diritto ad abitare il nostro territorio. Un territorio da amare e custodire, da consegnare alle generazioni future in tutta la sua bellezza. Ciascuno si faccia promotore di percorsi di onestà, di solidarietà, di rispetto del prossimo e della legalità.
La rinascita della nostra terra dipende anche da te.
 
Francesco Oliva

 

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