La corruzione avvelena l'economia: successo per il convegno di Unindustria

E' stato organizzato nella sede di Confindustria Catanzaro alla presenza, tra gli altri, del procuratore Gratteri e del prefetto Cannizzaro

Un momento del convegno
Un momento del convegno

"La corruzione avvelena l'economia"- La crescita delle imprese in un sistema competitivo sano per lo sviluppo del Paese. È stato il tema del convegno organizzato da Unindustria Calabria nella sede di Confindustria Catanzaro, la cui sala convegni non si è dimostrata sufficiente per accogliere tutte le persone convenute. Attorno allo stesso tavolo, per discutere su un argomento così importante, il prefetto del capoluogo di regione, Raffaele Cannizzaro, il procuratore aggiunto della Dda di Reggio  Calabria, Nicola Gratteri, il presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto, il vice presidente di Piccola Industria di Confindustria, Stefano Zapponini.

A moderare, il direttore del Corriere della Calabria, Paolo Pollichieni, il quale ha aperto i lavori affermando che il problema della corruzione è, in generale, "un argomento soggetto a "ipertrofia della convegnistica". Ma oggi, considerati i relatori, si potrà andare al cuore del problema. Ci saranno esperienze a confronto mentre spesso registriamo voci che quando parlano tra di loro o non si capiscono, o creano equivoci. Sono convinto che questo dibattito porterà dei risultati a casa per il fatto che sia il prefetto Cannizzaro sia il procuratore Gratteri hanno il dono della schiettezza. E su questi argomenti non è solo importante avere delle competenze ma parlare senza indulgere, senza cadere in bizantinismi. E sono certo che questo accadrà".

A introdurre i lavori il padrone di casa, il presidente di Confindustria Catanzaro, Daniele Rossi, il quale ha prima ringraziato tutti i presenti, entrando poi nel merito del convegno. "La corruzione è un ostacolo - ha detto - un freno alla ripresa economica del Paese.  Sono consapevole che non basta urlare nei convegni per estirpare questa piaga". Il presidente ha fatto riferimento al codice etico di Confindustria, affermando "che stiamo cercando di agire con fermezza, espellendo dall'associazione chi non ha seguito le nostre regole". Per Rossi"il comportamento corruttivo deve essere considerato come terribile disvalore". E per superare quella che è diventata una vera piaga "è necessario abbattere  le complicanze della burocrazia: pretendiamo trasparenza. Gli imprenditori vogliono essere cittadini con diritti e non sudditi". Poi alcuni messaggi. Iniziando dal Prefetto: "Occorre una maggiore presenza dello Stato; ai colleghi di Confindustria arrivati dal Nord chiedo di non guardare alla Calabria facendo fede ai soliti luoghi comuni; al procuratore Gratteri va invece un ringraziamento per averci aiutato a conoscere più approfonditamente il sistema mafia-ndrangheta".

La parola è poi andata proprio al procuratore Nicola Gratteri che dopo aver illustrato nel dettaglio la legge anti corruzione (la 190 del 2012), ha ribadito che  "la cosa pubblica è occupata da pezzi della ndrangheta: il dato grave è che si tratta di soggetti incensurati che trattano la cosa pubblica come se fosse cosa propria. Il livello etico si è abbassato in modo spaventoso. Vedo cene tra 'ndranghetisti  e persone di famiglie perbene, c'è commistione. Abbiamo bisogno che si incominci ad avere strumenti normativi seri: la 190 ha fatto passi in avanti ma dobbiamo "sturare" i tribunali che sono diventati dei veri lavandini otturati, dobbiamo applicare la tecnologia al codice di procedura penale". E anche in veste di presidente della Commissione per la revisione della normativa antimafia, Gratteri ha detto che si stanno pensando "mille modifiche per ridurre i tempi del processo". Il procuratore ha affermato che "necessita una rivoluzione dal punto di vista giudiziario. Dobbiamo cercare di creare un sistema che risponda al mondo del 2014. Nel contempo sappiamo che non ci sono soldi ma stiamo elaborando modifiche che abbattono gli sprechi. Ad esempio possiamo abolire il  Dap , il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, o adottare il sistema delle videoconferenza per le udienze: risparmieranno 70 milioni di euro all'anno".

Per il prefetto Raffaele Cannizzaro "il problema più grosso che si pone davanti a noi è trasformare questo Paese in maniera che vengano meno le tentazioni. Occorre che sia più forte il controllo soprattutto nella fase della prevenzione. E' necessario - ha proseguito - fare in modo che gli apparati dello Stato siano organizzati così da riconoscere subito i comportamenti corruttivi, arginandoli immediatamente. Devo dire con estrema crudezza che abbiamo trasformato l'Italia in un pulviscolo di centri di potere, frammentando i centri decisionali perché la politica voleva probabilmente questo. E più sono i centri decisionali, più aumenta la possibilità che si verifichino fenomeni corruttivi. Abbiamo bisogno della rivoluzione giudiziaria - ha sostenuto Cannizzaro rifacendosi all'intervento di Gratteri -  ma occorre anche un'azione amministrativa da rivedere: pensiamo agli enti locali, ad esempio. Come si può pensare che un impiegato, un semplice vigile urbano o un geometra del Comune che sta lì da trent'anni, non cada in tentazione?". Per il Prefetto c'è una grande necessità, quella di semplificare: "Non era necessario creare nuove prefetture, ad esempio. E dobbiamo avere il coraggio di demolire ciò che non serve". Critiche Cannizzaro le ha mosse anche al sistema regionalistico: "Il disegno costituzionale che le istituiva è stato tradito. Con questo apparato di Pubblica amministrazione possiamo solo tentare di combattere le cose ma se non le modifichiamo in termini organizzativi non avremo grandi risultati".

Ha portato una testimonianza dal "profondo Nord" Giuseppe Zigliotto, presidente di Confindustria Vicenza: "Io arrivo da una provincia che è  prima per pil pro capite relativamente alle esportazioni. La nostra è una realtà molto diversa  ma ciò non toglie che la lotta alla corruzione deve essere sostenuta a qualsiasi latitudine perché di casi riprovevoli ne abbiamo registrati anche noi: ciò che occorre una giustizia immediata".

Le conclusioni sono toccate a Stefano Zapponini, vice presidente di  Piccola Industria. "Quello della corruzione è un fenomeno nazionale e la sua drammaticità non esclude nessuno di noi". Zapponini ha quindi criticato il sistema delle Regioni ("un bel progetto ma i guai sono cominciati proprio con la loro istituzione"), sottolineando che "i problemi non stanno nell'amministrazione centrale ma a livello degli enti locali: l'assenza del controllo nella spesa pubblica ha portato all'indebitamento dello Stato". La battaglia di Confindustria, ha ribadito, è tutta indirizzata a sconfiggere l'economia illegale. "Ma serve una vera e propria task force che coinvolga tutti: una grande mobilitazione per la legalità". E Zapponini, richiamando le parole di Aldo Ferrara nel convegno di giugno a Copanello di Stalettì, ha confermato l'impegno della piccola Industria di stare vicino agli imprenditori del Sud: "Del resto l'organizzazione di tre eventi nel Mezzogiorno (Ragusa, Catanzaro e Napoli prossimamente) dicono chiaramente che è da qui che dobbiamo ripartire".

 

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