Lettera aperta del Vescovo su Italcementi di Castrovillari

In queste ultime ore ho colto la notizia di una mobilitazione degli operai di Italcementi di Castrovillari  che, domani, iniziano uno sciopero della fame ad oltranza come  manifestazione del proprio disagio circa il futuro lavorativo  che vedono profilarsi dopo le  ultime decisioni  riguardanti  l’attività di produzione   della impresa in cui sono occupati.

Non ho dimenticato quanto ho detto in un recente incontro con essi quando ho dichiarato la mia decisione di essere con loro e accanto a loro in un frangente che vede l’imminente perdita di occupazione, da mesi prevista e predeterminata, contro la quale sembrano essere naufragati tutti i tentativi di mediazione messi in atto dalle rappresentanze sindacali e dagli organi politici del territorio.

Mentre si alza decisa la voce del Santo Padre che, aprendo l’anno giubilare della  Misericordia a Bangui in Repubblica centrafricana, richiama tutti  a collaborare alle opere di  giustizia e pace, secondo  lo stile di Gesù, il  Cristo Signore, per realizzare il suo regno di amore, mi chiedo cosa posso dire o fare per rivelare un segno del Volto della Misericordia   ai miei fratelli i quali, per ragioni diverse, sono coinvolti in questa vicenda che, nel suo epilogo, getterà sul lastrico intere famiglie, negherà la dignità ad altri lavoratori, sfigurerà ancora la terra calabra  già segnata da tante devastazioni  a motivo di cui si allontanano i suoi figli per cercare altrove la propria realizzazione.

Non  posso improvvisarmi economista, né desidero intervenire in materie che non sono di mia competenza, ma posso affermare  che gli scenari di crisi occupazionale, di cui quello di Castrovillari è un piccolo esempio, sono la risultanza  di logiche opportunistiche  che sacrificano l’economia reale  alla speculazione  finanziaria.

Tutti siamo in grado di cogliere i segni di scricchiolamento di un sistema planetario basato su  investimenti di capitali che bruciano in qualche istante denaro che dovrebbe  servire, invece, a produrre beni di necessità.

Quanto potrà durare ancora una sperequazione sociale che riduce gli esseri umani a scarti inutili sottraendoli al sistema produttivo ma soprattutto privandoli della dignità sancita dalle costituzioni democratiche e garantita dal diritto al lavoro?

E quanto la violenza, il terrorismo, il fondamentalismo religioso, e perfino la guerra non sono altro che le manifestazioni dell’egoismo e della indifferenza di pochi i quali pensano di comprare la propria felicità ?

Il Vangelo di Gesù, la buona notizia della la sua nascita, parla di liberazione da ogni tipo di oppressione, di illusione, di vaneggiamento!

Possiamo cercare di ragionare in termini di economia di comunione in modo da salvare posti di lavoro  che ridiano coraggio agli operai di Castrovillari?

Se esiste una possibilità, anche minima e remota, non tralasciamola!

Che il cancello del cementificio di Castrovillari possa diventare simbolicamente la prima porta giubilare aperta in questa diocesi in anticipo sulle altre: sarà un segno  per tutti gli esodati, i precari, i disoccupati , i cassintegrati e le foro famiglie,  di  una speranza di giustizia possibile.

Il passaggio attraverso quella  porta,  simbolo del mistero di morte e risurrezione di Gesù Cristo, rappresenti una conversione  di vita personale e sociale  per tutti che permetta a ciascuno di riconoscere le proprie colpe, di assumere la personale responsabilità e di attuare buone prassi di cambiamento.

Così, e soltanto così, sarà Natale!

✠   Francesco Savino
Vescovo di Cassano all’Jonio


 

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