Il Progetto Policoro Calabria torna ad incontrarsi dopo le limitazioni causate dal COVID19, e quale migliore occasione di ritrovarsi, se non con l’appuntamento ormai annuale con il Procuratore Nicola Gratteri per comprendere lo stato dell’arte delle ingerenze della ‘Ndrangheta sulla nostra società.
L’evento dal titolo “Dark Money: per le mafie si scrive crisi, ma si legge opportunità” si è svolto a Lamezia Terme all’interno della Sala Napolitano del Comune, per garantire il rispetto di tutte le normative di legge.
L’apertura dell’incontro tra tutti gli animatori di comunità della regione, coordinato da Fratel Stefano Caria e Monica Tripodi, è stata affidata alla testimonianza di Michele Albanese, giornalista da anni sotto scorta, per aver denunciato l’ormai emblematico “inchino” di Oppido.
Michele Albanese ha portato un contributo di valori non indifferente, in primis perché è stato coinvolto, ormai 25 anni fa, nella nascita di Progetto Policoro da Don Mario Operti, e poi per la conoscenza del territorio che ha portato alla luce fragilità, limiti imposti e grandi opportunità.
“La Calabria può essere salvata se ognuno di noi capisce che deve dare qualcosa, che bisogna rinunciare ciascuno ad un pezzo, per raggiungere un bene comune e aiutare la nostra comunità” questo forse il passaggio più significativo, che condensa il senso dell’accorato intervento di Albanese, che ha evidenziato come ci sia bisogno di coerenza, coraggio e credibilità per sconfiggere la ‘Ndrangheta che opprime e blocca settori strategici come l’agroindustria, il turismo e la ristorazione.
Tante le domande e le riflessioni stimolate dal giornalista minacciato dalla ‘Ndrangheta, che non si è sottratto al confronto con gli animatori di Progetto Policoro, anzi li ha esortati a comunicare, a dare segnali forti di presenza e di essere comunità, di sostenersi a vicenda anche se si opera in territori lontani, perché le mafie vincono quando si è soli.
Nel pomeriggio dopo i saluti del sindaco, Avv. Paolo Mascaro, che ha ringraziato Policoro per aver scelto Lamezia Terme come sede dell’evento, si è dato il benvenuto al procuratore Gratteri, che proprio nel territorio del suo comune, nei locali di Fondazione Terina, conta di sviluppare la più grande e tecnologicamente avanzata aula bunker d’Italia e del Mondo.
A portare il suo prezioso contributo alla giornata anche S.E. Mons. Schillaci, vescovo della diocesi di Lamezia Terme, che ha messo l’accento sulla fondamentale capacità di essere resilienti e resistenti oggi, resilienti nei territori e resistenti alle spinte della ‘Ndrangheta; doti che devono essere accompagnate dalla creatività che, secondo il vescovo del Lametino, è la vera chiave di sviluppo per i giovani e di speranza per il nostro Paese.
Giusti, educati e fermi: questi i tre attributi che, secondo il procuratore Nicola Gratteri, devono contraddistinguere i giovani che oggi vogliono creare qualcosa in Calabria. “Bisogna studiare i bandi europei, le opportunità vere di sviluppo per i giovani arrivano da lì, poi bisogna mettere una tenda davanti alla cittadella regionale e parlare con i dirigenti per far conoscere e comprendere i bandi che possono dare tanto ai giovani calabresi.
” E il procuratore continua con altre idee per i giovani: “Un’università del turismo a Lamezia Terme, nei locali che resteranno liberi della Fondazione Terina, interessarsi ai beni confiscati fino ad essere duri e scortesi quando nell’affidamento si verificano trattamenti di serie A e di serie B per le associazioni.” Un mare di spunti e di speranza per i giovani calabresi che per il procuratore sono l’opposto di quello che rappresentano per la ‘Ndrangheta, per cui un giovane è una pedina da usare e se necessario sacrificare per il bene dei propri affari.
Gratteri ha poi sottolineato che: “Stiamo vivendo un momento estremamente delicato, soprattutto per i precari e le persone più fragili, c’è bisogno di soldi subito, ma questo non significa che non si possa e non si debba vigilare su questi fondi, altrimenti si rischiano solo distorsioni che favoriscono le mafie. Dobbiamo vigilare sui nostri territori, perché in questo momento la ‘Ndrangheta guarda alle opportunità della crisi ed è fondamentale non lasciare solo chi è più in difficoltà.” Infine, un invito per tutti “È tempo di fare le cose in grande per la nostra terra.”
Si conclude così una giornata densa di spunti, di speranza e presa di coscienza sulla complessa situazione calabrese, che può cambiare solo con l’impegno di tutti noi, col donare e donarsi agli altri, cercando di non lasciare solo nessuno, che si tratti di qualcuno in difficoltà o di chi ha voglia di fare nel solco della legalità e della speranza.