Una lady di ferro. Tenace e determinata. Sicura e battagliera. Fedele al suo “credo” politico e coerente come pochi. Lei è Wanda Ferro. Da qualche mese deputato della Repubblica. Da una vita in politica.
On. Ferro, nel corso della presentazione del rapporto sull’Economia di Banca Italia, è emerso che, in Calabria nel 2017 l’attività economica è cresciuta in misura modesta, in linea con l’anno precedente. La ripresa congiunturale, in atto ormai da un triennio, è stata sostenuta principalmente dalla domanda interna, che ha beneficiato dell’aumento dei redditi da lavoro e dei consumi delle famiglie calabresi. Cosa ne pensa?
“Il quadro che emerge dall’ultimo rapporto Bankitalia sull’economia della Calabria è tutt’altro che incoraggiante: la leggera ripresa congiunturale non basta ad invertire i dati preoccupanti, come quelli del tasso di povertà che è tra i più alti in Italia, l’elevato tasso di disoccupazione giovanile e femminile, oltre che la forte incidenza di disoccupazione tra i laureati, un dato doppio rispetto a quello nazionale. Anche nei settori in cui la Calabria cresce, agganciandosi al trend nazionale, come nel caso del turismo, lo fa in maniera meno significativa rispetto alle altre realtà nazionali, tanto che la provincia di Catanzaro risulta fanalino di coda nel Paese. Tra i mali della Calabria Bankitalia evidenzia la corruzione e la presenza della criminalità organizzata, che imbrigliano la possibilità di sviluppo della regione, ridotta ad essere il Sud del Sud. Ma ci sono anche forti responsabilità della politica, che emergono soprattutto nella parte del dossier dedicata alla finanza decentrata: l’esecuzione finanziaria del Por 2014-2020 rimane bassa, soprattutto rispetto agli obiettivi relativi a mercato del lavoro e ricerca e innovazione, peggiora il disavanzo nella sanità, resta allarmante il problema dei lunghi tempi di pagamento nei confronti dei fornitori, poi c’è la difficile situazione finanziaria degli enti locali che costringe alla riduzione degli investimenti e soprattutto permane il divario infrastrutturale con le altre realtà. Anche l’Ance, presentando pochi giorni fa il rapporto annuale sull’andamento del settore delle costruzioni, ha registrato l’ennesimo anno di disastrosa caduta – con 2700 imprese cancellate e la perdita di 24 mila posti di lavoro – motivato soprattutto dall’incapacità di spesa da parte della pubblica amministrazione a tutti i livelli, dalla regione ai Comuni e a tutti gli altri enti locali. Alla disponibilità di risorse purtroppo non corrisponde la capacità di spesa, e ciò è legato certamente ad una normativa troppo farraginosa – tanto che da tempo viene chiesto di rivedere l’intero impianto del codice degli appalti – ma anche ai limiti delle pubbliche amministrazioni. Infine non posso non evidenziare come gli ultimi governi di centrosinistra hanno dedicato al Nord il 70 per cento degli investimenti infrastrutturali, e solo il 30 per cento al Sud. Pochi investimenti, quindi, e nessuna attenzione allo sviluppo dei territori meridionali e della Calabria in particolare. Basti citare i ritardi nella realizzazione di grandi infrastrutture viarie, come la trasversale delle Serre, la Statale 106 e l’autostrada Salerno Reggio-Calabria, o delle dighe come quella sul Melito, e lo stato di degrado in cui è lasciata la viabilità interna, soprattutto nella provincia di Vibo Valentia. Non può esserci alcuna crescita se non si colma il divario infrastrutturale con il resto del Paese, anche attraverso un piano straordinario di investimenti che chiediamo al nuovo governo”.
L’incidenza della disoccupazione tra i laureati, seppure nettamente inferiore alla media regionale, è circa il doppio di quella osservata in Italia. Come uscire da questo tunnel? Cosa si dovrebbe fare per imboccare la strada dello sviluppo?
“Il dato presentato da Bankitalia che parla di 26mila laureati che in dieci anni sono stati costretti a lasciare la regione è emblematico dell’incapacità di offrire opportunità e prospettive ai giovani calabresi.
La Calabria continua a vedere fuggire via il suo patrimonio più importante, ovvero il capitale umano
Il modo di uscire da questo tunnel è quello di puntare sulla valorizzazione delle peculiarità e delle identità della regione, delle sue eccellenze, per dare reali opportunità di sviluppo al territorio. Tornando ad esempio al tema del turismo, la stessa Bankitalia ha evidenziato come la Calabria continua a puntare sul turismo balneare, ma non è stata capace di sfruttare i suoi grandi giacimenti culturali ed archeologici, mentre in tutte le altre regioni il turismo culturale è un settore in crescita, né quel tesoro naturalistico costituito dai nostri Parchi, che rappresentano il 17 per cento della superficie regionale, ma il cui utilizzo economico è tra i più bassi d’Italia.”
Come giudica l’operato del governo regionale in merito a questi settori?
“Il totale immobilismo del governo regionale, la sua incapacità a fare fronte alla grave situazione in cui versa la Calabria, è sotto gli occhi di tutti. Solo oggi che si è arrivati alla fine della legislatura e il presidente Oliverio pensa alla possibilità di ricandidarsi, la Regione dà qualche segnale di vitalità pubblicando una serie di bandi a favore di imprese e comuni.
Il mio timore è che queste iniziative possano essere vanificate dalla impossibilità dei comuni calabresi, che nella gran parte dei casi non dispongono di strutture tecniche adeguate, di confrontarsi con una così numerosa e complessa mole di attività
Il rischio concreto è che questi finanziamenti non potranno essere sfruttati adeguatamente se non si garantirà un attento accompagnamento ai comuni e anche alle stesse imprese, mettendo a disposizione professionalità capaci di supportare le varie fasi di partecipazione ai bandi. Ma soprattutto il mio timore è che il centrosinistra non riuscirà a sottrarsi alla tentazione di sfruttare queste opportunità a fini elettorali, privilegiano l’appartenenza politica anziché quei progetti capaci di creare reale e duraturo sviluppo sul territorio. Comunque, ormai è tardi per pensare che il governo regionale possa avere un cambio di passo. L’aspetto positivo è che, una volta esaurita la disastrosa avventura del centrosinistra, sarà la volta di un governo che sappia riportare entusiasmo e idee innovative, capace di fare esplodere le grandi potenzialità di cui la Calabria è ricca per dare una reale possibilità ai giovani di realizzare il proprio futuro nella propria terra”.
Quale sarà l’impegno di Wanda Ferro alle prossime elezioni regionali?
“Dimettendomi dal Consiglio regionale per assumere l’incarico parlamentare, ho detto che il mio sarebbe stato solo un arrivederci. Tutto il mio impegno è rivolto alla crescita della Calabria e alla possibilità di migliorare la qualità della vita dei cittadini calabresi”.
Ritiene che il centrodestra sia pronto per affrontare la sfida? Chi sarà il candidato alla guida della Regione?
“Il centrodestra è certamente pronto alla sfida, e ha le idee chiare anche su ciò che serve per segnare una netta inversione di tendenza della Regione sui temi dello sviluppo economico e sociale.
Chi sarà il candidato si deciderà dopo un confronto all’interno della coalizione
La mia idea è quella di fare tesoro sia dell’esperienza di Oliverio, che pur di vincere si è fatto legare le mani da una pletora di transfughi e trasformisti, e si è ritrovato uomo solo al comando di una nave portata inevitabilmente ad incagliarsi, sia della severa lezione data dalle elezioni del 4 marzo, che hanno dimostrato che chi si ostina a proseguire nelle vecchie liturgie della politica, riproponendo schemi e comportamenti ormai consumati, è destinato inevitabilmente al fallimento. Non si può dare la vittoria per acquisita, e non ci sono rendite di posizione da sfruttare. Come ho già detto più volte, i cittadini sono disposti a dare ancora fiducia a chi sa rappresentare una buona politica, fatta di onestà e buon senso, ma anche di valori forti, di una visione di crescita organica della collettività, e soprattutto di credibilità personale, costruita giorno per giorno con la capacità di ascolto, l’impegno trasparente e concreto a favore dei cittadini, la coerenza e la capacità di fare sempre la stessa scelta di campo”.