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Bertolone: “Provaci, Calabria: non cedere onore e dignità, ma riprenditi il futuro”

Proponiamo di seguito il messaggio augurale del Presidente della Conferenza Episcopale Calabra

 

Carissimi fratelli e sorelle di Calabria, si avvicina col passo impetuoso del tempo un
altro Natale.

L’attesa, comunque vissuta, sta per terminare di fronte alla grotta con il divino
Bambino che viene a portare la luce dell’amore e della speranza. Ma la Natività è
divenuta evento frettoloso, abitudinario, in un mondo che ha perso la pazienza ed il
gusto dell’attesa monetizzando ogni valore, anche trascendente, e non considera le cose
che non hanno un prezzo e fanno perdere tempo.

E così il Natale è per tanti solo una data segnata con un cerchio rosso sul calendario,
occasione di grandi tavolate, scambio di doni ed incontri, e poco o nulla più. E tale è
anche per una quotidianità che toglie fiato e respiro e spesso e volentieri ogni barlume
di fiducia, come spesso accade proprio nelle nostre terre.

Non serve ripetere, a mo’ di litanie, le statistiche sulla disoccupazione, l’emigrazione,
la fuga dei nostri giovani, la povertà in aumento.

Viviamo giorni avari di sole, che é nascosto nel buio della miseria umana e materiale, voluta dalla potenza di pochi per la disperazione di tanti.

Eppure, è proprio in questo contesto, all’apparenza arido, che la speranza fa capolino
grazie ai suoi semi già messi a dimora. È il Natale che arriva, come pioggia salvifica e
benefica, fecondatrice di campi dove oggi prevale la zizzania, ma dove – non senza
fatica – non tarderanno a crescere e diffondersi i fiori della rinascita.

Nel segno della Nativita’ noi rigettiamo un destino di catene e di indifferenza per
la Calabria. Lo diciamo ai giovani sfiduciati, che debbono inchinarsi di fronte a certi
adulti che chiedono loro o di uniformarsi alla mediocrità o di far le valigie ed andar
via. E lo diciamo pure ai loro genitori, affinché ricordino i sogni coltivati quando li
dettero alla luce: chissà che non ritrovino la forza di combattere per sé e per gli altri.
Insomma, è un messaggio per tutti, memori di quanto l’apostolo Paolo ci ricorda, cioè
che, pur se «non di tutti è la fede», tra tutti è pur sempre possibile tessere cammini di
pace, di giustizia, di perdono, di ascolto reciproco.

Serve, una bussola, per orientarci, per riconoscere il prossimo, relegato negli angoli bui
delle strade perché diverso da noi per la pelle di altro colore, perché vestito di stracci,
o malato o anziano e comunque “scarto” d’una società che riconosce solo chi si
omologa ai cliché del potere. Dobbiamo imparare a riconoscere la povertà che affolla
le nostre strade, e spesso anche le nostre vite per ritrovare il sano coraggio di accettarla
e guardarla in faccia.

Rialzati, Calabria: è questo il grido d’affetto che rivolgo ai calabresi, indistintamente
e senza menzioni particolari: chi svolge o ricopre incarichi di particolare
responsabilità, saprà guardarsi dentro per trovare un supplemento di impegno che gli è
richiesto per il ruolo che svolge?

Nostra bella e nobile Calabria, riprendi a camminare con le tue gambe, senza indugi:
basta guardare a Cristo Gesù fattosi uomo per dare vita ad una nuova creazione e ad
una nuova umanità.

Non è una fiaba o un’invenzione, la Natività: è un canto alla vita e non solo una memoria del passato, per quanto liturgica e sacramentale; non è un insieme di dottrine, di dogmi, un oggetto di studio; non è, insomma, un personaggio della storia, ma il Figlio di Dio, una persona vivente ed esistente, anche se invisibile agli occhi del corpo.

Se ciò avviene, Cristo nasce in noi; è avvenuto un salto di qualità
nel nostro rapporto con Lui .

Provaci, Calabria: non cedere onore e dignità, ma riprenditi il futuro. E non temere il tempo che verrà, carico di sfide ancor più difficili: negli occhi dei tuoi figli che partono senza più tornare c’è la ragione di una resistenza che smetterà d’essere indignazione celata per diventare occasione di riscatto e costruzione di alternative capaci, coerenti, credibili.

Nel tuo non facile cammino, Calabria mia, ti sia d’aiuto la luce di Cristo Gesù. Sia Lui
il faro che illumina ogni passo, il sole che rischiara l’orizzonte per sempre e al quale
tendere, la luce che squarci una volta per sempre le tenebre ed i lacci che ti tengono
avvinta.

Gettare il cuore oltre l’ostacolo, sperare contro ogni speranza, vivere per amare: sia
questo il nostro Natale. A tutti ed a ciascuno, di cuore, buon Natale.

Catanzaro, 24 dicembre 2018

Vincenzo Bertolone, S.d.P.
Arcivescovo Metropolita di
Catanzaro-Squillace
Presidente CEC