Ho depositato le mie dimissioni irrevocabili da vicepresidente della Commissione speciale di Vigilanza, carica che non ho scelto io ma che mi è stata assegnata dalla maggioranza. Non è accettabile che il centrodestra pretenda di vigilare su se stesso e che voglia far passare come un gesto di rispetto istituzionale l’aver offerto all’opposizione, in una logica di mero scambio di poltrone, la Presidenza dell’altra Commissione speciale, ovvero l’Antindrangheta, evidentemente giudicata “scivolosa” da qualche leader del centrodestra». È quanto dichiara Pippo Callipo, capogruppo di “Io resto in Calabria” in Consiglio regionale.

«Com’è noto – prosegue Callipo – nella seduta del Consiglio regionale dello scorso 12 giugno, dopo otto ore di attesa dall’orario ufficiale della convocazione, la maggioranza ha proceduto, senza la presenza dell’intera minoranza, ad eleggere gli uffici di presidenza delle Commissioni permanenti e speciali indicandomi con un solo voto quale vicepresidente della Commissione di Vigilanza, nonostante non abbia mai fornito la disponibilità a ricoprire tale incarico e nonostante io fossi assente alla seduta per motivi personali preventivamente comunicati».

«Ma non è tutto. Nell’elezione degli uffici di presidenza delle Commissioni – prosegue il capogruppo di IRIC – la maggioranza si è di fatto sostituita alla minoranza eleggendo anche tutti gli altri vicepresidenti che in effetti spetterebbero all’opposizione».

«La presidenza della Commissione di Vigilanza ha un ruolo di controllo essenziale per la democrazia e non è “sostituibile”, come invece avrebbe voluto fare la maggioranza, con altre Commissioni che hanno ruoli diversi. Per prassi la Vigilanza va all’opposizione perché è evidente che il controllore non dovrebbe mai coincidere con il controllato. L’atteggiamento assunto dal centrodestra – conclude Callipo – è dunque a mio avviso istituzionalmente non corretto e lesivo dei principi etici e democratici, per questo hanno fatto bene i consiglieri regionali di IRIC Graziano Di Natale e Marcello Anastasi, come gli altri componenti dell’opposizione, a non entrare in Aula in segno di protesta».

 

 

 

 

 

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