Balzo di quasi il 70% nelle quotazioni mondiali dei principali prodotti agricoli per l’alimentazione degli animali dal mais alla soia che raggiungono picchi non sostenibili per gli allevatori. Gli aumenti dei cereali, sui mercati mondiali a cascata si riversano su quelli locali.

Questo quanto sostiene Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria nonché uno dei più importanti allevatori calabresi -commentando i dati che emergono dai  contratti future alla chiusura annuale del Chicago Bord of Trade, punto di riferimento internazionale per il mercato delle materie prime agricole.

La Calabria – aggiunge – paga poi un gap di un altro 20% poiché siamo penalizzati da uno  svantaggio logistico, in quanto le materie prime arrivano prevalentemente nei porti del Nord e in particolare a Ravenna. Per non dimenticare – ricorda – che sono  aumentati anche i costi per gasolio ed energia elettrica, conseguenze che scoraggiano gli investimenti.

La Coldiretti nazionale è molto attenta a quanto sta succedendo e ha richiesto la convocazione di un tavolo zootecnico presso il Ministero per individuare strumenti che consentano di fissare i prezzi su valori che non scendano a livelli inferiori ai costi di produzioni sostenuti dalle aziende. L’emergenza Covid – prosegue – ha innescato un cortocircuito sul fronte delle materie prime con rincari insostenibili per l’alimentazione degli animali nelle stalle dove vengono però riconosciuti in molti casi compensi per la carne e per il latte più bassi degli scorsi anni.

In gioco c’è il futuro dell’allevamento e nell’immediato bisogna garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle con la responsabilità dell’intera filiera per non perdere capacità produttiva nella nostra regione,  che è comunque deficitaria per i prodotti zootecnici. Cosa possiamo fare allora alle nostre latitudini? Sicuramente – spiega il presidente di Coldiretti Calabria – ridurre la dipendenza dall’estero potenziando le filiere locali delle colture proteiche per diventare più autonomi possibili.

Dobbiamo – insiste – aprirci a queste colture prevedendo investimenti nel PSR . Per coltivare la soia occorre estendere la superficie irrigua, abbiamo terreni incolti e/o asciutti non irrigati, ma con adeguati investimenti sulla dotazione irrigua potremmo fare il salto di qualità, mettendo in atto strategie per incentivare la coltivazione delle materie prime nella nostra regione.. Tutto questo – conclude – permette agli allevatori di recuperare competitività e assicurare gli investimenti”.

 

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