Con l’innalzamento dei livelli del mare in Italia l’acqua salata sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il rapporto su oceani e ghiacci dell’Ipcc, il comitato scientifico dell’Onu che ha messo in guardia sul riscaldamento e sull’aumento del livello delle acque.

La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che – sottolinea Coldiretti – è più che preoccupante per l’economia agricola di buona parte d’Italia compresa la valle del Po dove si concentra il 35% della produzione, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, oltre ad allevamenti da latte e produzione di formaggi.

A preoccupare è anche il riscaldamento delle acque che già in passato – ricorda la Coldiretti – ha determinato una vera e propria strage di vongole, cozze, orate, anguille, cefali e saraghi che ha messo in ginocchio la pesca lungo la Penisola.

Uno scenario già in atto che – continua la Coldiretti – aggrava le perdite provocate dai cambiamenti climatici all’agricoltura italiana pari a 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni per i danni provocati alle coltivazioni e alle strutture dagli eventi estremi causati dalla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. Un trend confermato dal 2019 che – precisa la Coldiretti – entra fino ad ora in Italia nella top ten degli anni più caldi con una temperatura che è stata superiore di 0,7 gradi la media a conferma di una evidente tendenza al surriscaldamento giustamente denunciata dal movimento Fridays for future di Greta Thunberg. La classifica degli anni interi più caldi lungo la Penisola negli ultimi due secoli si concentra peraltro – spiega la Coldiretti – nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine anche il 2018, il 2015, il 2014 e il 2003.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Proprio per questo decine di migliaia di agricoltori giovani è studenti scendono in piazza il prossimo venerdì 27 settembre in occasione del terzo sciopero mondiale per il clima al Villaggio contadino di Bologna in uno spazio di 50mila metri quadrati nel cuore nella food valley italiana, dove si realizza oltre un terzo della produzione agricola nazionale e nascono le eccellenze del Made in Italy alimentare minacciate dal surriscaldamento. L’appuntamento è nel centro città da Piazza dell’Otto Agosto al Parco della Montagnola fino a Piazza XX Settembre a partire dalle ore 9,00 dove ci sarà l’arca di Noe’ dell’agricoltura italiana con mucche, cavalli, asini, pecore, capre, galline, oche ma anche piante e specialità a rischio di estinzione per effetto dei cambiamenti climatici. Insieme al presidente di Coldiretti Ettore Prandini. Saranno presenti tra gli altri il Ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, il Governatore della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e l’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Zu

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