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Convegno all’UMG sul regionalismo differenziato, tra rischi e prospettive

Regionalismo differenziato. Analisi, prospettive, rischi”, è il tema dell’importante seminario di studio che si è tenuto lo scorso mercoledì 8 maggio presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.

L’iniziativa, che ha approfondito un tema politicamente rilevante e con notevoli implicazioni per il Sud, è stata promossa dal Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia dell’Università, dall’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace e dal Centro Studi dell’Azione Cattolica.

Sono stati gli studenti i principali destinatari dell’evento formativo, moderato da Luigi Mariano Guzzo, docente di Beni ecclesiastici e beni culturali, nel corso del quale è stato anche ricordato il giornalista Paolo Pollichieni.

Dopo i saluti di Francesco Chiellino, presidente diocesano dell’Azione Cattolica, e di Lino Silipo, coordinatore del Centro Studi, i lavori sono stati introdotti da Paolo Falzea, Pro-rettore e ordinario di Diritto costituzionale presso l’ateneo catanzarese, che ha sottolineato come “questa differenziazione non si basa sulla necessità di tutelare un’identità cultuale, ma sulla presunzione di alcune regioni di poter meglio gestire le risorse economiche rispetto allo Stato: una presunzione egoistica assolutamente estranea allo spirito della Costituzione”.

Hanno relazionato Vittorio Daniele, ordinario di Politica economica, e Rossana Caridà, ricercatore di Istituzioni di diritto pubblico.

Per Daniele, il “regionalismo differenziato, per come finora delineato, rischia di compromettere l’effettiva attuazione del principio di equità tra i cittadini, fondamentale per uno Stato che voglia dirsi unitario”. Se “la maggiore autonomia alle regioni settentrionali – ha continuato il docente – legasse servizi fondamentali, come l’istruzione o la sanità, ai redditi prodotti nelle regioni, il divario tra Nord e Sud aumenterebbe”.

Rossana Caridà ha rilevato che “l’articolo 116 delinea la procedura affinché le regioni possano richiedere condizioni particolari di autonomia, ma di fatto l’opinione pubblica non è al corrente del contenuto delle pre-intese e del relativo procedimento”. “Le pre-intese tra Stato e regioni che stanno circolando – ha detto ancora – si pongono in contrasto con l’art. 116 Cost. perché non sono dettagliate e perché affidano a strumenti amministrativi il compito di specificare i contenuti delle materie”.

Le conclusioni sono state affidate all’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone che ha esortato gli studenti a “prendere coscienza della situazione in cui ci veniamo a trovare, in quanto abbiamo bisogno di una politica seria, vera, che rispetta le opinioni degli altri”. Per l’arcivescovo Bertolone, “il riconoscimento di maggiore autonomia e risorse ad alcune regioni corre il rischio di aprire ferite che non si rimargineranno solo con l’approvazione di queste norme”. Inoltre, “concedere maggiore autonomia ad alcune regioni senza pensare ad una coerente riforma dell’ente regionale nel suo insieme – ha concluso l’arcivescovo – è un percorso privo di fondamento”.