Margherita Corrado

Impensabile non riaprire subito i due musei archeologici di Crotone e il Museo Vito Capialbi di Vibo Valentia”. Lo dichiara la parlamentare crotonese del M5S Margherita Corrado, membro della Commissione Cultura del Senato. “Con l’allentamento delle misure straordinarie imposte dall’emergenza sanitaria” prosegue, “anche in Calabria gli uffici e gli istituti statali che fanno capo al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo stanno riaprendo, secondo le disposizioni del Segretariato Generale che vuole si torni alla ‘normalità’ entro il 30 giugno.

Non dappertutto, però, ciò accade con gli stessi tempi e modi. La carenza di personale addetto alla vigilanza e all’accoglienza condiziona ovunque la scelta di giorni e orari di apertura/chiusura, e così la carenza di risorse che affligge la rete museale nazionale. I tirocinanti messi a disposizione del MiBACT dalla Regione Calabria pare possano prendere servizio anch’essi da luglio, assicurando per 4 ore al giorno un importante supporto al personale ministeriale. Sembrano esserci, però, anche in questo frangente, per scelta della Direzione regionale musei, istituti di primo e di secondo ordine…Indovinate quali sono penalizzati? Crotone e Vibo, naturalmente.

Se, infatti, il Museo della Magna Grecia, a Reggio Calabria, dovrebbe riaprire il 26 giugno, a Bova Marina (Archeoderi) si entrerà dal 1° luglio come nel Parco archeologico di Locri, dove il Museo del Territorio in Palazzo Nieddu ha invece già ricominciato ad accogliere visitatori (e così pure Stilo e, sull’altro versante, Mileto). A breve sarà attivo anche il Museo di Kaulonia (Monasterace Marina), dove il Parco è già accessibile, mentre nel Cosentino la Galleria Nazionale del capoluogo è in piena attività e Sibari sarà riaperta, da programma, la prossima settimana. Il Museo Archeologico Nazionale di Crotone no, e quello di Vibo neppure.

Trovo a dir poco paradossale che martedì 16 giugno, sulla stampa locale, il direttore dott. Aversa, crotonese anche lui, abbia dichiarato serenamente, a proposito dell’istituto di Via Risorgimento: “In realtà non volevamo neanche riaprire” (?!). Per poi aggiungere: “Ci sembrava troppo piccolo per garantire l’applicazione delle misure di contenimento del contagio. Poi ci abbiamo ripensato, dopo una serie di sopralluoghi con gli esperti della sicurezza, ci abbiamo ripensato”.

Mi chiedo allora come sia stato possibile alla stessa Direzione regionale musei riaprire in sicurezza la Cattolica di Stilo!

Non basta: due giorni dopo, giovedì 18, la direttrice regionale dott.ssa Cucciniello avrebbe comunicato al personale di Crotone, smentendo quanto dichiarato da Aversa, che il museo cittadino non riaprirà, per mancanza delle risorse necessarie ad adeguarlo alla nuova situazione. E lo stesso pare possa accadere a Vibo, dove 9 su 13 dipendenti sono stati addirittura costretti a scrivere alla Prefettura e al Dipartimento di Protezione Civile, nei giorni scorsi, per chiedere la sanificazione dei locali e le minime dotazioni di sicurezza individuali per poter lavorare, persino a museo chiuso.

Crotone e Vibo sono ancora una volta accomunate da un oggettivo ‘disinteresse’ dei responsabili dei propri musei statali che risulta francamente incomprensibile e ingiustificabile. A pensar male si fa peccato ma nel caso crotonese forse una spiegazione c’è: avendo deciso la Direzione regionale, anche quest’anno, di non attivarsi per l’affidamento stabile, pluriennale, della gestione della fortezza di Le Castella (di cui Aversa è vicedirettore) ad un soggetto esterno da identificare mediante un bando pubblico, invece che ricorrere a stratagemmi emergenziali replicati una stagione dopo l’altra, potrebbe avere in animo di dirottare a Le Castella parte del personale di Capo Colonna e coprire quest’ultima attingendo anche a quello di Crotone città.

Davvero una stagione triste, l’attuale, per i musei crotonesi, non solo e non tanto a causa dell’emergenza sanitaria ma per responsabilità di dirigenti che sempre più spesso appaiono non adeguati al ruolo, disamorati nei confronti dello straordinario patrimonio che hanno il privilegio di gestire e privi di ogni riguardo per i diritti di quel pubblico di cui dimenticano troppo spesso e facilmente di essere al servizio.

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