É il 5 dicembre del 1993. E i cosentini si recano alle urne per scegliere, per la prima volta in modo diretto, il proprio primo cittadino. Sono trascorsi trent’anni da allora, da quella legge (la numero 25 del ’93) che rivoluziona il rapporto tra la politica e il Paese, inaugurando la cosiddetta stagione dei sindaci, interlocutori – senza barriere di mezzo – dei cittadini. «Nella città bruzia fu premiato Giacomo Mancini, in grado col suo coraggio e la sua lungimiranza di intercettare l’ampio consenso dei cosentini, dando vita a un periodo amministrativo oggi ricordato e molto probabilmente rimpianto», dice il nipote del leone socialista.

Giacomo Mancini jr è, di fatti, tra i partecipanti alla tavola rotonda, organizzata ieri 5 dicembre negli spazi dell’Arcivescovile di piazza Parrasio, dal Club Telesio. I lavori, coordinati da Antonlivio Perfetti, sono un salto nel passato, con le voci di chi, trent’anni fa per l’appunto, c’era, testimone di un tempo di cambiamenti e trasformazioni. Da Enzo Paolini a Paride Leporace, da Mario Oliverio ad Argia Morcavallo, Pierino Rende, Saverio Greco, Pietro Mari. Tutti protagonisti a Cosenza di un momento caratterizzato da grande fermento, non solo politico.

«Era una stagione nuova: Tangentopoli, i partiti tradizionali che stavano crollando, la nuova legge elettorale – continua Giacomo Mancini jr – Mio nonno stava attraversando un periodo difficile, con la persecuzione giudiziaria e la mancata elezione in Parlamento, ma non demorse e riuscì a garantire un decennio di buona e faticosa amministrazione in una città capace di crescere. Oggi – conclude – c’è un modo di amministrare differente, davanti a molti problemi si alzano le spalle e si dice che le risorse non ci sono o che non si può fare nulla: un tempo c’era la forza di farsi sentire sui tavoli che contavano».

Ma non solo ricordi. L’appuntamento parla anche di futuro. Lo sottolinea, d’altro canto, proprio Enzo Paolini: «Non è tanto importante il ricordo quanto l’analisi su quello che è stato fatto. Lo scopo del convegno è questo: prendere il meglio della lezione manciniana per proiettarla nell’oggi, a beneficio delle nuove generazioni». Dai dieci anni di Giacomo Mancini, dunque, al progetto di città unica, così come recita il manifesto di invito all’iniziativa. «Per la città unica – dichiara ancora Enzo Paolini – i tempi potrebbero essere maturi. Si tratta di ottimizzare i costi, rendere più efficienti i servizi, puntare al maggiore peso della presenza municipale del Sud. E Cosenza, dotata dell’università e di un hinterland assai produttivo – termina Paolini – può svolgere questo ruolo ed essere pronta per l’esperimento».

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