Etnobotanica in Calabria” e “Etnofauna in Calabria”, i due volumi corredati da bellissime fotografie, a cura della Riserva Naturale Valli Cupe e pubblicati da Rubbettino, costituiscono essenzialmente – ha detto il direttore della Riserva Valli Cupe Carmine Lupia rispondendo alle domande del pubblico nella sala conferenze del Museo Archeologico di Tiriolo – uno speciale tributo di riconoscenza al mondo rurale calabrese.

E la dimostrazione che la mission della Riserva, disciplinata dalla legge regionale che l’ha istituita, genera effetti anche sul piano culturale». I due volumi – quello sull’etnofauna, che  racconta con taglio divulgativo gli animali calabresi sia dal punto di vista scientifico che storico-culturale, e quello sull’etnobotanica, che illustra 530  piante ed è stata definita una delle opere tra le più complete  del suo genere nel panorama europeo – sono stati realizzati da Antonella Lupia (laureata in Scienze fisiopatologiche generali,  specializzata in biochimica clinica), Carmine Lupia e Raffaele Lupia (docente di Scienze agrarie, impegnato in iniziative volte al recupero delle tradizioni del mondo rurale): tre professionisti di solida formazione mossi da una strenua passione per il proprio habitat.

All’iniziativa, introdotta dal presidente della cooperativa Scherìa Ricardo Stocco e a cui ha partecipato il sindaco di Tiriolo Domenico Greco, è intervenuto il sindaco Savatore Torchia, che ha spiegato i tratti essenziali del modello di sviluppo endogeno Sersale-Valli Cupe. «Un modello – ha puntualizzato – che sta suscitando grande interesse fra chi segue con attenzione le dinamiche economiche della società italiana, penso, per esempio, alla Cattolica di Milano che in un report l’ha definito un Monastero naturale per il XXI secolo. Tutto nasce vent’anni or sono, quando Carmine Lupia ha deciso di investire la sua professionalità nella propria terra, fino ad arrivare all’istituzione della Riserva Naturale con legge regionale.

Adesso, è tempo di andare oltre, dialogando con altri esempi positivi come l’esperienza della cooperativa Scherìa e aprendo alla cooperazione dei giovani che, mettendo a valore i saperi locali, possono produrre un effetto moltiplicatore per la crescita dell’economia delle aree interne».

Carmine Lupia si è soffermato sul report della “Cattolica” sottolineando che «le Valli Cupe sono state inserite tra le cento esperienze virtuose di cui consta l’Archivio della generatività sociale. Un sistema che deve essere in grado di far marciare nella stessa direzione i fattori necessari allo sviluppo per affermare modelli bottom up, non gerarchici, aperti, interconnessi e con grande riguardo al dialogo col mondo».

L’archeologo Ricardo Stocco, dopo aver sostenuto che «occorre prestare attenzione all’operazione di recupero dell’identità locale più profonda, perché l’investimento nella cultura è la vera leva per lo sviluppo locale e insieme l’asset principale attorno a cui la comunità si riconosce», ha fatto visitare a Lupia, Torchia e Andrea Sabato dell’associazione “Colpodicoda”, ultimamente impegnata nella valorizzazione del tratto silano che da Sersale arriva al Gariglione organizzando suggestive ciaspolate anche notturne, lo scavo di Gianmartino da cui stanno emergendo aspetti finora sconosciuti del mondo e della cultura dei Brettii.

Germana Scalese e Rosalba Cerminara della cooperativa “Scherìa”, che gestisce il Polo museale e sviluppa una miriade di attività progettuali che spaziano dall’archeologia all’artigianato ed è composta da ben 39 persone, hanno  esplicitato i contenuti del progetto “It.a.cà”: il  primo e unico Festival in Italia del turismo responsabile premiato dall‘Organizzazione Mondiale del turismo dell’ONU per l’eccellenza e l’innovazione e che quest’anno interesserà la Calabria di mezzo e avrà come poli principali Tiriolo, Sersale-Riserva Valli Cupe  e Badolato: «Un Festival che  invita a scoprire luoghi e culture attraverso itinerari a piedi e a pedali, workshop, seminari, laboratori, mostre, concerti, documentari, libri e degustazioni per lanciare un’idea di turismo più etico e rispettoso dell’ambiente e di chi ci vive.

Un cammino unico in tanti territori diversi, per trasformare l’incoming in becoming. Coniugando la sostenibilità del turismo con il benessere dei cittadini».

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