1

Fintech: la nuova frontiera della finanza. A tu per tu con Maddalena Speziali

Sogna di fare l’economista. E le basi perché il sogno diventi presto realtà ci sono tutte. Lei è Maddalena Speziali. Un cognome importante ed un know how già consolidato nonostante la giovane età.

Maddalena si è laureata da poco. Con una tesi innovativa e molto interessante della quale abbiamo voluto sapere di più proprio per capire come e cosa potrà cambiare alcuni aspetti del sistema economico: tesi magistrale sull’analisi del nuovo trend dei mercati finanziari, il Fintech 

 FinTech (Financial Technology) è la fornitura di servizi e prodotti finanziari erogati attraverso le più moderne  tecnologie messe a disposizione dell’ICT.

Da poco laureata con una tesi molto particolare e interessante. Ce ne vuole parlare.

“La mia tesi magistrale si è concentrata sull’analisi del nuovo trend dei mercati finanziari: il Fintech. È stata una tesi sperimentale, quindi – attraverso lo studio del gruppo Intesa Sanpaolo – ho cercato di valutare l’impatto di questa nuova tecnologia sui modelli di business della banca. Anche se per avere conferma dei risultati a cui sono giunta occorre attendere un po’ di tempo, devo dire di potermi ritenere soddisfatta delle implicazioni della ricerca. Infatti, ho constato che la banca per rispondere a questo nuovo trend sta implementando dei modelli che rispondono alla logica di “Innovazione Aperta”. Per testare la bontà della mia intuizione ho analizzato tutti i bilanci consolidati del gruppo bancario negli ultimi 5-6 anni per valutare se le performance siano migliorate a seguito dell’applicazione di questi nuovi modelli (nel 2014 attraverso l’introduzione di un Centro dedicato all’Open Innovation) e, come immaginavo, si è verificato un andamento positivo e crescente proprio negli anni successivi al 2014”.

Come pensa possa essere applicato al sistema attuale quanto da lei studiato e messo insieme nella tesi?

“Spero che le prime risultanze possano fornire un indirizzo alle banche di grandi dimensioni su come sia meglio gestire la novità Fintech e i business model che ne conseguono. Infatti, ritengo che il Fintech costituisca per il sistema bancario, al tempo stesso, un’opportunità e un rischio. Da un lato, quindi, le banche devono cogliere i benefici derivanti dalla possibilità di collaborare con differenti player del nuovo settore (ad esempio le start-up Fintech); dall’altro, devono modificare i propri modelli di business per evitare un processo di disintermediazione causato dalla così detta “Financial Inclusion” (una delle principali conseguenze dell’innovazione nel settore dell’intermediazione finanziaria)”.

Maddalena a Londra durante il corso di Management dell’Innovazione presso l’Università London School of Economics

Lei viene da una famiglia di imprenditori. Quanto ha inciso questo nella sua scelta di studi?

“Non molto. I miei genitori – devo ammetterlo – hanno insistito affinché io mi iscrivessi all’università ma sulla facoltà mi hanno lasciato carta bianca! Il mio incontro con l’economia può definirsi fortuito: adoro i numeri, quindi ho fatto i test di ingresso presso l’Università Cattolica e la Bocconi, avendoli passati entrambi ho deciso di intraprendere questo percorso. L’amore per l’economia è arrivato dopo, infatti dopo la triennale in Cattolica ho deciso di proseguire gli studi presso l’università Luiss di Roma”.

Cosa vuole fare da grande?

“Vorrei fare l’economista ma, chiarisco da subito, non la carriera accademica. Mi piacerebbe accedere all’interno di istituti europei per occuparmi di politica economica, monetaria o della gestione finanziaria dei sistemi complessi. Il mio sogno è quello di affermarmi in una delle istituzioni finanziarie internazionali; ma sono ben cosciente che solo il sacrificio, l’impegno e la costanza possano farmi raggiungere tale obiettivo”.

Cosa pensa serva alla nostra terra per uno sviluppo serio e concreto?

Credo che la Calabria sia una terra bellissima, fatta di tradizioni, buon cibo e meravigliosi scorci paesaggistici. Ma, purtroppo, noi giovani dobbiamo rinunciare a tutto ciò ed andare a vivere lontani dalla nostra terra perché questa non ancora in grado di sviluppare le nostre potenzialità.

È essenziale, a mio avviso, un cambio di mentalità della classe dirigente e per classe dirigente non mi limito a indicare solamente quella politica; troppo spesso si fa l’errore di voler ritenere che all’origine dei nostri problemi vi sia solo ed esclusivamente un’incapacità amministrativa della politica. In realtà, è bene pensare che lo sviluppo di una terra è principalmente frutto della capacità di ciascun singolo cittadino – ognuno per la propria posizione – di apportare qualcosa di positivo per conseguire il bene comune. Ed allora innanzitutto più cultura della legalità, più iniziativa imprenditoriale, meno burocrazia e soprattutto lotta senza quartiere alla criminalità organizzata.

E a Catanzaro?

“A Catanzaro serve riappropriarsi del ruolo centrale che le spetta quale capoluogo della regione. Quindi, più senso civico, più aggregazione, più attenzione ai giovani. Sono felice di poter constatare che, comunque, negli ultimi anni vi sia un risveglio culturale rappresentato da iniziative quali il museo MARCA, le stagioni teatrali del politeama e i Festival d’arte e musica, tutte iniziative che attirano giovani e meno giovani da più parti della Calabria”.

Che consiglio si sente di dare ai giovani da poco arrivati al traguardo del diploma?

Gli consiglio di non perdere tempo! Mai più di oggi vale il detto “il tempo è denaro”, perché la concorrenza è tanta, in qualsiasi settore

Quindi ai 18enni consiglio: abbiate un obiettivo a medio-lungo termine e rimboccatevi le maniche per perseguirlo, sembrerà banale ma è importante tenere presente l’obiettivo finale, perché la strada è lunga e talvolta le piccole sconfitte possono essere davvero demoralizzanti”.

Catanzaro o centro e/nord. Italia o estero?

“Malvolentieri ma con sincerità: il nord. Purtroppo, ritengo Catanzaro e il sud in generale, non ancora pronti a garantire la forma mentis necessaria a farsi strada nel mondo del lavoro. Italia o estero? Amo l’Italia e spero, in futuro, di poter costruire qui la mia famiglia. Tuttavia, mi rendo conto che andare all’estero sia essenziale per poter raggiungere una formazione a 360 gradi”.