La digitalizzazione avanza a spron battuto, e la quarta rivoluzione industriale sta avendo un impatto potente su ogni singolo settore.

Quali saranno dunque le skills essenziali per il lavoro del futuro?

Lo abbiamo domandato a Carola Adami, CEO di Adami & Associati, società di head hunting leader nella ricerca e selezione di personale qualificato.

«Le diverse indagini effettuate negli ultimi anni parlano piuttosto chiaro: tutti quanti sono concordi nell’affermare che all’incirca un terzo dei posti di lavoro che si creeranno nei prossimi cinque e dieci anni avrà come requisiti fondamentali delle skills, digitali ma non solo, che oggi risultano raramente disponibili sul mercato».

Si parla di hard skills, ma anche di soft skills.

«L’impresa 4.0 ha bisogno di professionisti capaci di lavorare in gruppo e di integrarsi alla perfezione all’interno del sistema aziendale, ma anche di talenti dotati di pensiero creativo, di capacità di problem solving e di adattamento» spiega Adami «poiché il mondo del lavoro che ci aspetta sarà caratterizzato da un continuo e veloce cambiamento: così come le aziende, anche gli stessi professionisti dovranno quindi perseguire nuove competenze non ancora formate».

Come sottolineato dall’head hunter dell’agenzia di Milano, molte aziende si trovano attualmente a lanciare complesse strategie di business sul lungo termine senza poter contare sulle necessarie competenze interne. In un mondo in cui la digitalizzazione e l’automazione entrano di peso, seppur in diversa misura, nella maggior parte delle mansioni, dotarsi delle nuove competenze diventa indispensabile.

Questo perché, come sottolineano gli studi più recenti, l’automazione cancellerà tantissimi lavori, ma ne creerà molti di più. Queste nuove posizioni, però, potranno essere assegnate solamente a professionisti in grado di capire e gestire al meglio le nuove tecnologie.

Alcuni mesi fa McKinsey ha stimato che, nei prossimi 35 anni circa, quasi il 50% delle attività lavorative verrà automatizzato.

Questo significa che, tra non molto tempo, una parte importante delle attuali mansioni aziendali saranno coperte da robot.

Si calcola che, nel nostro Paese, su 10 tipologie di lavoro ben 6 vedranno gran parte dei propri compiti svolti da macchine robotizzate.

Si fissa invece nell’immediato futuro l’indagine del World Economic Forum, secondo il quale nei prossimi 7 anni il mix tra intelligenza artificiale, robot e automazione cancellerà 75 milioni di posti di lavoro, creandone però 133 milioni di nuovi.

Si parla quindi di un saldo positivo di 58 milioni di nuove posizioni di lavoro.

Di nuovo, però, affinché tutto questo sia possibile, è necessario poter contare sulle necessarie competenze.

Attualmente in Italia» spiega Carola Adami «meno di un terzo dei lavoratori è in possesso di competenze digitali di alto livello.

Questo significa che le imprese si troveranno ben presto a sfidarsi per assicurarsi i necessari talenti digitali, cosa che peraltro sta iniziando ad accadere già oggi, con le aziende alla continua ricerca di ruoli digital, a conferma del significativo mismatch che caratterizza l’attuale mercato del lavoro.

Ma significa anche che dovrà adattarsi anche il mondo della formazione, sia prima dell’entrata nel mondo del lavoro che ‘on the job’, con la formazione dell’immediato futuro che si presenta, inevitabilmente, come life-long.

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