La Camera Penale “A. Cantafora” di Catanzaro aderirà all’astensione collettiva dalle udienze penali, in programma oggi 9 luglio, indetta dalla Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane a seguito delle recenti riforme del Governo in tema di Giustizia e soprattutto per sensibilizzare l’opinione sulla drammatica realtà del sovraffollamento carcerario

“Il sovraffollamento nelle carceri italiane è in costante crescita – evidenzia l’avv. Ermenegildo Massimo Scuteri, presidente della locale camera penale –. Infatti, al 30/06/19 si è raggiunta la cifra di 60.522 presenze, a fronte di una capienza regolamentare di gran lunga inferiore e con ciò segnando un tasso di sovraffollamento che sfiora il 130%. Tale drammatica situazione, per la quale l’Italia è stata condannata per violazione dei diritti umani dalla Corte Europea per i diritti umani nel 2013, rende sempre più degradanti le condizioni di vita dei detenuti, in aperta violazione dell’art. 2 della Costituzione, che riconosce l’inviolabilità dei diritti umani, e dell’art. 27 della Costituzione laddove prescrive che “le pene non possono consistere a trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del reo”.

Al riguardo un interessante studio condotto dall’Osservatorio Carceri della locale camera, guidato dall’avv. Orlando Sapia, ha messo l’accento su numeri a dir poco allarmanti. “La situazione in Calabria – commenta l’avv. Sapia – è purtroppo in perfetta sintonia con la tendenza nazionale. Difatti, la maggior parte degli istituti penitenziari calabresi soffre la triste realtà del sovraffollamento. La situazione più grave è sicuramente rappresentata dalla casa circondariale “Arghillà” di Reggio Calabria, in cui il tasso di sovraffollamento è attualmente del 122 %, ma anche nella casa circondariale “Caridi” di Catanzaro, negli ultimi anni, si è registrata una notevole crescita della popolazione  detenuta tanto da arrivare, nel corso di alcuni mesi del 2019, a toccare le 700 presenze”.

“Nonostante i reati siano in costante calo da diversi anni – prosegue l’avv. Orlando Sapia -, l’attuale compagine governativa continua imperterrita ad incentrate la propria azione politica intorno al mantra “sicurezza”. Ancora non si è spento il clamore e le critiche che sono conseguite all’approvazione alla fine del 2018 del  decreto c.d. Salvini e della  riforma in materia di prescrizione, che nuovamente l’attuale esecutivo ha approvato, facendo come sempre abuso della decretazione d’urgenza, un nuovo decreto in materia di sicurezza, di cui francamente non si sentiva alcuna necessità. Tutto ciò rappresenta un percorso caratterizzato da un evidente sovradosaggio del diritto penale, sempre meno extrema ratio e sempre più  strumento fondamentale per la raccolta dei consensi elettorali”.

Analizzando i dati statistici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, si scopre che la maggior parte dei detenuti sono stati condannati per reati contro il patrimonio o in violazione del testo unico sugli stupefacenti. Violazioni molto spesso di non grande grande allarme sociale e sicuramente connesse sotto il profilo causale a condizioni di povertà ed emarginazione sociale.

In tale situazione, secondo il direttivo della camera penale al momento in cui si è deciso di aderire all’astensione indetta dall’Ucpi, le recenti riforme in materia penale realizzano un’azione politica che ha come finalità aumentare il ruolo del sistema penale nel governo di una società sempre più attraversata dalla povertà.

In questo contesto di populismo penale, finalizzato alla raccolta del consenso elettorale, l’avvocatura continua ad opporsi alle strumentali narrazioni securitarie, offrendo una narrazione “altra” del diritto penale, inteso come extrema ratio nel governo della società ed il cui intervento punitivo deve essere sempre strettamente proporzionato alle esigenze di tutela e rispettoso dei diritti umani.

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