Dopo la continua crescita tra il 1995 e il 2013 (+5,4%), la quota di spese obbligate sul totale dei consumi negli ultimi 6 anni è in leggera diminuzione, a causa soprattutto della recente depressione del corso delle materie prime energetiche, ma rimane comunque elevata con un’incidenza nel 2019 di quasi il 41% sul totale dei consumi delle famiglie (le spese per i beni rappresentano il 37,7%, quelle per i servizi il 21,5%) e arrivando a pesare per quasi 7.400 euro l’anno pro capite; tra le spese obbligate, la voce abitazione è quella che incide maggiormente arrivando a “mangiarsi” – tra affitti, manutenzioni, bollette, e utenze – 4.200 euro pro capite; all’interno dei consumi commercializzabili (10.712 euro pro capite nel 2019) la componente principale è rappresentata dai beni (37,7% dei consumi), ma la quota di spesa destinata agli alimentari risulta in costante riduzione passando da poco più di 3.000 euro pro capite nel 1995 a 2.700 euro nel 2019; nello stesso periodo aumenta la spesa per i servizi passata da 2.800 euro a quasi 3.900 euro.

Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2019.

Le spese obbligate

La figura 1 aggiorna al 2019 la scomposizione dei consumi delle famiglie tra spese obbligate e spese commercializzabili, a loro volta segmentate tra beni e servizi. L’analisi di lungo periodo, che copre quasi un quarto di secolo, permette di valutare, al di là dei mutamenti socio-economici che si sono succeduti nel tempo, le tendenze di fondo nella distribuzione dei consumi tra le spese per le quali si ha poca, o nessuna, libertà di scelta e quelle determinate dai bisogni, dai gusti e dalle abitudini dei singoli consumatori.

 

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