L‘agevolazione “Occupazione Sviluppo Sud” introdotta con l’ultima legge di bilancio contiene una “tagliola” illegittima che corre il rischio di penalizzare le aziende, gravandole di costi non previsti, e minaccia i posti di lavoro aprendo le porte al “nero”.
La misura volta a incentivare nuove assunzioni abbattendo il pagamento dei contributi previdenziali, secondo quanto stabilito dalla “Finanziaria”, si applica inspiegabilmente, infatti, ai soli contratti di lavoro stipulati a partire dal 1 maggio, escludendo tutti quelli sottoscritti tra dal 1 gennaio al 30 aprile.
E’ quanto denuncia Unimpresa in relazione all’incentivo introdotto con la legge di bilancio per il 2019 (legge 145 del 2018, articolo 1, comma 247) poi attuata con un decreto direttoriale emanato dall’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro lo scorso 19 aprile, che, di fatto, ha ristretto il raggio d’azione dell’incentivo, limitandone l’applicazione ai soli rapporti di lavoro nati dopo il primo quadrimestre.
Tale ingiustificata e inspiegabile restrizione pone le aziende di fronte a costi non preventivati corrispondenti agli oneri contributivi non calcolati in sede di budget: una “brutta” sorpresa che crea danni anche per i dipendenti, sia per i possibili licenziamenti sia per il “ritorno” del cosiddetto lavoro nero“Si tratta di una norma per la quale ci sono ombre di incostituzionalità, poiché verrebbe leso il principio di parità di trattamento stabilito dalla Legge fondamentale dello Stato” osserva il consigliere di Unimpresa con delega al Lavoro e al Welfare, Giovanni Assi, secondo cui “quando alle previsioni del legislatore seguono regolamenti carenti si alimenta un clima di incertezza che è il nemico peggiore per le aziende impossibilitate di fatto a programmare le loro attività”.
“E’ una agevolazione che è attiva dal 2017 e nei primi due anni di applicazione ha consentito la stabilizzazione di posti di lavoro e la creazione di nuova occupazione. Il cambio di passo spiazza le imprese, mettendole in seria difficoltà con costi inattesi che non sono sostenibili. Gli imprenditori hanno programmato assunzioni e investimenti sulla base di una aspettativa razionale e invece si ritrovano a fare i conti con aggravi di costo: chi ha assunto dal 1 gennaio, confidando nello sconto, è spiazzato” prosegue Assi.
La norma oggetto della denuncia di Unimpresa stabilisce, come accennato, sgravi contributivi fino al 100% per le assunzioni nelle regioni in difficoltà (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria, Sardegna) per giovani under 35 o per chi ha già compiuto 35 anni ed è senza occupazione da almeno sei mesi. Lo stanziamento è di 500 milioni sia per il 2019 sia per il 2020. Una misura identica (valida per i contratti sottoscritti con decorrenza 1 gennaio) era stata introdotta negli scorsi anni (il bonus Sud del 2017-2018) e le imprese confidavano in una sostanziale, analoga prosecuzione delle “vecchia” norma.
 
“Pertanto, appare evidentemente iniqua la scelta del legislatore che in modo arbitrario ha posto in essere una assurda riduzione della platea dei possibili fruitori in carenza di qualsiasi fondamento giuridico normativo, ma oltretutto contraddicendo le proprie prassi inducendo in errore datori di lavoro e operatori del settore che, in ragione di un legittimo affidamento sull’agevolazione hanno assunto. Ci si augura che si sia trattato semplicemente di un “disguido” e come tale ci si ravveda immediatamente, premiando tutti quelli imprenditori coraggiosi che ancora oggi al Sud, tra mille difficoltà e in un territorio sempre più staccato dal resto del Paese, offrono una opportunità di lavoro ai giovani, anche a quelli che l’hanno offerta tra il 1 gennaio e il 30 aprile” aggiunge il consigliere di Unimpresa.
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