I dati odierni confermano l’idea che lo scampato rischio di recessione nella prima parte del 2019 non implica automaticamente il consolidamento della ripresa.

Potrebbe preludere, invece, stando ai diversi, spesso contraddittori indicatori congiunturali, all’entrata in una nuova fase critica. Per adesso, lo scenario più probabile resta quello della prolungata stagnazione, caratterizzato, appunto, da una crescita talmente esigua da confondersi con gli errori di misurazione inevitabilmente presenti. E’ il commento di Confcommercio ai dati Istat di oggi.

In particolare,  – continua la nota – la produzione flettente a marzo segnala nei beni di consumo un ambito di fragilità che non può non correlarsi alla debole domanda delle famiglie. I dati sulle vendite, infatti, escludono qualsiasi nuova vivacità negli atteggiamenti di spesa, pure tenendo conto del fatto che la diversa collocazione della Pasqua nel 2018 e nel 2019 suggerisce di non considerare la brutta variazione tendenziale.

Le vendite al dettaglio appaiono in rallentamento anche nei principali Paesi europei, circostanza che, lungi dal confortare, acuisce il senso di fragilità delle prospettive di breve termine, perchè parte della domanda dei consumatori esteri costituisce esportazioni per il nostro Paese.

 

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