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Pasqua in zona rossa: ma la fuga all’estero è consentita

È il secondo anno consecutivo in cui l’Italia affronta le festività pasquali in lockdown. Già, perché la preoccupante situazione epidemiologica che ha colpito il nostro paese ormai più di un anno fa sembra non lasciare respiro.

Nulla da controbattere se fossero rispettate fiscalmente le rigide regole imposte dal governo nazionale per la zona rossa; peccato che le deroghe e i contro sensi siano dietro l’angolo.

Non è possibile spostarsi dalla Lombardia alla Calabria per festeggiare la Santa Pasqua con i propri familiari ma, a chiunque venisse voglia di fare un salto alle Canarie, basterà un tampone al rientro e cinque giorni di quarantena per togliersi dall’imbarazzo.

Appare quanto mai inspiegabile il perché, in un momento così delicato per l’economia del nostro Paese, risulti più opportuno arricchire e contribuire alla ripresa del turismo estero anziché quello nazionale.

L’Italia è in ginocchio, gli albergatori non vedono la luce in fondo al tunnel e il settore del turismo, in generale, versa in condizioni disperate.

Per quanto rigurda la Calabria, regione in cui la stagione turistica preme il pedale sull’acceleratore con l’arrivo della primavera, già nel dicembre 2020 contava perdite per circa il 90 % rispetto al 2019.

L’allarme era stato lanciato dal Presidente di Unione di Centro in Consiglio regionale, Giuseppe Graziano, il quale si dichiarava fortemente preoccupato per i dati pubblicati dal Movimento autonomo delle agenzie di viaggio che aveva tracciato un bilancio in netta perdita per il comparto turistico con una previsione disastrosa anche per i mesi futuri. Un fenomeno di tale portata si sta effettivamente verificando, a causa delle continue chiusure e aperture a singhiozzo di cui è protagonista la Calabria, ormai, da mesi.

Anche la stima pubblicata qualche settimana fa dall’istituto Demoskopika, in attesa dei dati ufficiali dell’Istat su base regionale, ha evidenziato una perdita di spesa turistica in Italia di circa 20 miliardi. Nello specifico, per quanto riguarda la contrazione del consumo totale di beni e servizi da parte del viaggiatore (alloggio, pasti, intrattenimenti, souvenir, regali, altri articoli per uso personale ecc.) la Calabria deve fare i conti con una perdita di ben 284 milioni di euro.

Questi dati devono fare riflettere sull’esigenza di un piano ristori nazionale serio, efficiente, risolutivo e concreto.
L’estate è alle porte, e dalle notizie incoraggianti che circolano nelle ultime ore, probabilmente si andrà in contro alla ripresa della normalità: tuttavia, la situazione fuori controllo degli ultimi mesi non consentirà a gran parte delle attività turistiche di offrire ospitalità a chi eleggerà la Calabria meta per trascorrere le proprie vacanze.