C’è una Calabria che suda, sgobba, lotta e soffre ogni giorno. Ma esiste ed è forte e numerosa. Non è quella terra preda della criminalità dalla quale i giovani sono costretti a scappare. Certo, ci sono tanti ragazzi, laureati e non, che cercano speranza in altre regioni o addirittura all’estero. Ma ce ne sono tanti altri, e sono la maggioranza, che in Calabria rimangono per scelta e convinzione. Crediamo di rappresentarla al meglio, senza volerci ergere a eroi che non siamo, ma nel nostro piccolo vissuto quotidiano di avvocati, imprenditori, medici, professionisti che non hanno voluto andare via e che cercano, giorno dopo giorno, di cambiare le cose dall’interno. O che sono andati via, ma che la Calabria ce l’hanno nel cuore.

Da lavoratori e cittadini, da ragazzi e ragazze, da padri e madri di famiglia. Da calabresi orgogliosi di una scelta che non è migliore di un’altra, ma che è semplicemente da rispettare. 

Il quadro che della Calabria ha dipinto domenica sera la trasmissione di La7 Non è l’Arena è desolante e non veritiero. Perché è sembrato, piuttosto, costruito ad arte per alimentare la visione di una terra povera di spirito e di idee in cui la gente perbene è sempre costretta a partire. Non è così, non lo è mai stato, ma forse negli ultimi anni c’è stata anche una anche piccola inversione di tendenza che, purtroppo, i media non raccontano forse perché non vogliono farlo. Fa più notizia parlare del marcio che del bello e del buono. Serve molto di più, in certi casi, parlare delle inchieste – a volte infilando indagini completamente diverse in un immenso calderone – invece che della gente che si è rimboccata le maniche e si sta dando da fare. In modo pulito, serio, concreto.

A Non è L’Arena hanno fatto di tutta l’erba un fascio, hanno trovato ogni pretesto per scagliarsi contro la politica, rappresentata quella sera dal presidente del Consiglio comunale di Catanzaro, Marco Polimeni, a cui rivolgiamo la nostra piena solidarietà per aver fatto, se vogliamo, da incudine contro quattro persone che ci sono sembrate quantomeno prevenute. Capiamo che in uno studio televisivo convenga molto di più la caciara che alza l’audience e semplifica tutto, rispetto al racconto di una realtà che, come tutte le altre, ha tante sfumature e non può essere solo bianca o nera.

In mezzo ci sono tantissimi colori come i campi e i boschi della nostra terra, o come il cuore rosso di ogni calabrese, che batte forte e soffre quando è costretto a sentire racconti che poco o nulla hanno a che vedere con quella parte, maggioritaria, di tessuto sociale sano e produttivo.

 

  1. Ludovico Abenavoli – docente Gastroenterologia Università Magna Graecia di Catanzaro
  2. Michele Affidato – maestro orafo
  3. Amedeo Bianco –  avvocato dell’Ordine Avvocati di Catanzaro
  4. Vincenzo Bosco – senatore accademico Università Magna Graecia di Catanzaro
  5. Alessia Burdino – giornalista
  6. Gianvito Casadonte – sovrintendente Teatro Politeama di Catanzaro
  7. Maurizio De Filippo – componente Ordine Commercialisti di Roma
  8. Andrea Di Consoli – autore Rai
  9. Carlo Diana – procuratore sportivo
  10. Dario Finocchiaro – chef
  11. Domenico Garofalo – architetto, fondatore Catanzaro Design Week
  12. Eugenio Garofalo – componente Ordine dei Medici di Cosenza
  13. Antonio Menniti – direttore generale Fondazione Università Magna Graecia
  14. Maria Teresa Mirarchi – medico chirurgo azienda ospedaliera Morgagni-Pierantoni Forlì
  15. Federico Placida – notaio
  16. Nicola Santacroce – medico oculista
  17. Fulvio Scarpino – avvocato, presidente Fondazione Caporale
  18. Raffaele Serra – docente Chirurgia vascolare Università Magna Graecia di Catanzaro
  19. Maurizio Talarico – imprenditore (Talarico Cravatte)
  20. Matteo Tubertini – imprenditore (Guglielmo Caffè)
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