Si è svolta ieri, 29 maggio 2019, nella splendida cornice del Popilia Resort di Maierato (VV) l’iniziativa organizzata dalla CISL Funzione Pubblica Calabria “Reddito di cittadinanza: quale impatto sui Centri per l’impiego, sull’Inps, sugli Ispettorati del lavoro della Calabria e sul bisogno di lavoro dei calabresi?

Iniziativa che ha visto la preziosa e autorevole partecipazione del Segretario Generale Nazionale della CISL Funzione Pubblica, Maurizio Petriccioli e del Segretario Generale Nazionale Aggiunto della CISL, Luigi Sbarra.

I lavori sono stati presieduti dal Segretario Generale della CISL Calabria, Tonino Russo, che ha  sapientemente condotto il dibattito.

Nella sua lunga e articolata relazione introduttiva, la Giordano, ha analiticamente esplicitato quanto le nuove e ulteriori incombenze legate al RdC stiano incidendo su tutti gli Uffici pubblici, tutti accomunanti da una ormai non più sopportabile carenza di personale, che richiede con urgenza l’immissione di nuova forza lavoro.

In particolare, i Centri per l’impiego della Calabria risultano decisamente sottodimensionati rispetto ai bacini demografici di riferimento e all’utenza trattata e necessitano di un’urgente e imponente opera di riorganizzazione funzionale, strutturale, strumentale e informatica. Dai dati registrati in questo primo periodo, i CAF si confermano punti di riferimento autorevoli e professionali, scelti dal maggior numero di utenti per la richiesta del RdC. Si è soffermata poi sulla tanto dibattuta figura del Navigator, chiedendosi se la scelta di introdurre nel sistema Reddito di Cittadinanza queste nuove professionalità sia da condividere, anche dal punto di vista delle aspettative che si stanno ingenerando nei 78.788 aspiranti Navigator che, con ogni probabilità, finiranno con l’essere risucchiati nel vortice ben nutrito di precari della PA che da anni inseguono la chimera del posto fisso.

Non sarebbe stato più utile, invece, definire le procedure concorsuali per l’assunzione dei 1.600 + i 4.000 dipendenti a tempo indeterminato tante volte annunciati per rafforzare in maniera strutturale i CPI di tutta Italia?

Ha, infine, snocciolato alla nutrita e attenta platea, gli sconfortanti dati sullo stato della disoccupazione in Calabria, i cui tassi sono doppi rispetto alla media nazionale. E anche qui ha offerto spunti di riflessione al dibattito con l’interrogativo se, alla luce di questi dati, effettivamente e in che misura lo strumento del RdC in Calabria potrà veramente agevolare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Se fino a oggi la Calabria non è riuscita a creare le condizioni per trattenere i propri giovani e i propri talenti e li ha donati improvvidamente al resto dell’Italia, nella migliore delle ipotesi,  è il caso di chiedersi se questa misura possa rappresentare davvero per questa terra una soluzione. Per evitare che anche il RdC si trasformi in mero assistenzialismo, ha chiosato la Giordano, è indispensabile programmare un serio  Piano di intervento regionale delle politiche del lavoro, che punti ad una concreta e durevole inclusione occupazionale.  La Calabria ha bisogno di una visione complessiva di politiche del lavoro, in grado di mettere in moto l’economia e quindi di creare occupazione.

Tecnici e ricchi di dati e contenuti sono stati gli interventi dell’Assessore regionale al lavoro, Angela Robbe, del Direttore Regionale dell’INPS, Diego De Felice e del Capo degli Ispettorati Territoriali del Lavoro, Giuseppe Patania, che hanno espresso il loro apprezzamento per l’iniziativa messa in campo dalla CISL Funzione Pubblica Calabria.

Ma i lavori della giornata hanno raggiunto l’apice con gli interventi dei due Segretari Nazionali della CISL, Petriccioli e Sbarra.

Maurizio Petriccioli nel suo intervento ha rimarcato il fatto che il Reddito di cittadinanza sia stato introdotto nel nostro Paese senza alcun confronto e concertazione, a differenza del REI che era passato da un confronto con le Parti sociali. Ha specificato  che la dignità si acquisisce con il lavoro e non con l’assistenzialismo. Ha approfondito da una prospettiva nazionale  l’analisi emersa sulla condizione di sofferenza degli Uffici pubblici, puntando il dito sull’errato approccio ai problemi del lavoro pubblico e alla riforma della Pubblica Amministrazione che anche questo Governo e il ministro della Funzione Pubblica, Giulia Bongiorno, stanno avendo. Innanzitutto, il Governo deve capire quali servizi intende erogare attraverso gli Uffici pubblici e conseguentemente predisporre un Piano Industriale, con l’individuazione delle risorse umane e strumentali necessarie. Ha spiegato poi come i problemi e le criticità emersi dal dibattito rientrano pienamente nelle ragioni della manifestazione #FUTUROÈPUBBLICO dell’8 giugno a Roma che mira ad avviare un confronto sulle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, sulla legge delega di riforma della PA e sul rinnovo dei contratti. Richieste rimaste ancora senza alcuna risposta.

Luigi Sbarra nelle sue conclusioni ha ribadito l’esigenza di investire molto di più sulla fragile rete del Centri per l’impiego con un Piano di reclutamento serio che vada oltre l’assunzione precaria di qualche Navigator. Servono immissioni stabili e ben formate, che ci avvicinino agli standard europei. I Centri devono saper dialogare tra loro: le banche dati devono essere digitalizzate e connesse con i database di INPS, Agenzia delle Entrate e MIUR.

Ha poi aggiunto che solo grazie al pressing del sindacato, il Reddito di Cittadinanza è stato migliorato rispetto al testo iniziale, nato in stanze chiuse e senza il minimo confronto sociale.

Ma persistono criticità molto importanti, specialmente nella aree grigie a cavallo tra politica attiva e politica sociale. C’è un presupposto fondamentale da cui partire: un posto di lavoro, oggi, non mette più al riparo dall’esclusione sociale. Fino all’affondo finale: “Il lavoro di qualità prima di essere distribuito va creato. E dove è raro, come al Sud, va difeso a ogni costo. Per questo servono investimenti veri su infrastrutture, politiche industriali e poi un fisco che va riformato a favore di redditi medio-bassi da lavoro e pensione. Senza un cambio di marcia su questi temi ogni riforma sarà inutile: tanto più nel Mezzogiorno , dove serve lavoro produttivo e non assegni caritatevoli. Anche per questo il 22 giugno daremo vita a Reggio Calabria a una GRANDE MANIFESTAZIONE NAZIONALE UNITARIA”.

I lavori si sono conclusi nella soddisfazione generale di aver avuto la possibilità di approfondire un tema di grande interesse e attualità.

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