Unical

Trentacinque anni fa moriva Ezio Tarantelli, freddato da un commando di brigatisti nel parcheggio della Facoltà di Economia e Commercio della “Sapienza”. Economista geniale e appassionato, aveva teorizzato la necessità della concertazione tra le parti sociali per fissare tassi programmati d’inflazione – in anni in cui questa in Italia era galoppante – e tutelare così i salari dei lavoratori.

La notizia della sua scomparsa, in quel 27 marzo 1985, scosse anche l’Università della Calabria. La sua Facoltà di Scienze economiche e sociali tra i fondatori aveva Giorgio Gagliani, docente di Economia del lavoro e allievo ¬– come Ezio Tarantelli – di Federico Caffè. E dalla stessa scuola romana arrivavano – o sarebbero arrivati poi negli anni – professori come Nicola Acocella, Maurizio Franzini, Giovanni Mazzetti.
Gagliani, in qualità di preside, propose al Consiglio della Facoltà di dedicare alla memoria dell’economista la Biblioteca interdipartimentale di scienze economiche e sociali, istituita nel 1981 sotto la guida di Nicola Acocella, Massimo Bonanni e Davide Infante. Era il 1986, nasceva la Biblioteca “Tarantelli”.
«Aver deciso di intitolare ad Ezio Tarantelli la nostra biblioteca fu, innanzitutto, un rifiuto della violenza fatta alle idee» ricordò nel 2001 Davide Infante, all’epoca presidente della struttura, in occasione dell’inaugurazione del nuovo complesso. All’ingresso, di fronte al busto di Tarantelli, era stata posta una stele spezzata con incisa alla base la sua frase “L’utopia dei deboli è la paura dei forti”.
Fu una cerimonia speciale, quella del 7 febbraio 2001, che vide la presenza in ateneo della signora Carole Beebe Tarantelli, di Giorgio Gagliani, Paolo Sylos Labini, Mario Ferretti, e del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il capo dello Stato aveva conosciuto Tarantelli in Banca d’Italia, a metà degli anni ’60. Quel giorno all’Unical lo ricordò con voce rotta dall’emozione. Di seguito un estratto del suo discorso:

La lotta di Ezio era contro gli automatismi e quindi contro la scala mobile; non perché ce l’avesse con i lavoratori, perché anzi lui era un convinto sostenitore dei diritti dei lavoratori – non a caso divenne in quel tempo anche consulente di una delle tre Confederazioni sindacali – ma poiché era convinto che l’inflazione era contro l’interesse dei lavoratori, quindi considerava anche la scala mobile un errore. Ispirandosi alla famosa “curva di Philips”- che abbiamo visto ricordata anche in una delle sculture che accompagnano l’ingresso in questa biblioteca – lui predicò quello che era il principio fondamentale, la predeterminazione dei punti di scala mobile; cioè non togliamo la scala mobile, ma predeterminiamone i punti, sulla base di che cosa? Non dell’inflazione avvenuta, ma dell’aumento dei prezzi programmato. Era questa la base della concertazione che Ezio predicava. E questo purtroppo fu la vera causa dell’assassinio.
Ricordo con commozione quel giorno: ero Governatore da alcuni anni, quando quel 27 marzo del 1985 sapemmo della sua morte. In Banca d’Italia ci fu – e in particolare al Servizio Studi – una sorta di sollevazione, una sollevazione morale, che assunse anche toni visibili, contro quell’orrendo delitto che era stato compiuto.
Ecco questa è la testimonianza che riguarda Ezio; ma il seme che aveva gettato produsse i suoi frutti e per questa ragione ritengo che l’accordo che promossi e che raggiunsi nel luglio del 1993, quando tre mesi dopo aver avuto l’incarico di fare un governo riuscii a concludere con le parti sociali quell’accordo, in nuce era ispirato a questi principi di base che ho cercato di richiamarvi. Quell’accordo non ha avuto mai un nome; non ho mai voluto che si chiamasse “accordo Ciampi”, preferii che fosse chiamato “accordo luglio 1993”. Se avesse dovuto avere un nome, sarebbe stato il nome di Tarantelli.

EZIO TARANTELLI NEL RICORDO DI NICOLA ACOCELLA

image_pdfDownload pdfimage_printStampa articolo