Edilizia in crisi, Berna (Ance): "Settore può tornare in auge. Non sprecare le opportunità"

Cera una volta l’edilizia. Un settore florido in Calabria capace di dare lavoro a migliaia di persone. Poi è arrivata la crisi economica è ha affossato il comparto. Ma nonostante in altre regioni si registra una sensibile ripresa, nella nostra i numeri dell’ultimo anno sono impietosi: la riduzione del valore aggiunto che il settore fornisce al PIL regionale si attesta al 4,9%, segnando un -8,7% rispetto al 2014; gli occupati  segnano un -1,8%. Ciò significa che dall’inizio dal 2008, il settore ha perso oltre 22 mila unità lavorative. Il dato più alto (-35%) registrato fra tutti i settori economici. Così come il dato peggiore, rispetto alle altre regioni italiane, è quello che riguarda la contrazione dei bandi per i lavori pubblici. Sono stati in tutto 1243, -18,9% rispetto al 2014 e addirittura -43,9% sull’importo.
“ Eppure dobbiamo avere speranza che le cose cambieranno. Anche perché nella nostra regione operano, nonostante tutto, oltre 19mila imprese edili che dimostrano come il settore delle costruzioni possa essere ancora trainante”. Francesco Berna, presidente di Ance Calabria, sa che la sfida è difficile. Lo ha detto chiaramente nell’articolata relazione che ha tenuto la scorsa settimana, durante l’assemblea pubblica che si è svolta a Reggio Calabria. Nel suo discorso però non ha evidenziato soltanto le sofferenze che vivono i costruttori. Ha suggerito le strade che si possono percorrere per tornare a crescere in una regione “che vive una nuova fase di emigrazione e che perde cervelli importanti per il suo rilancio”.
La via d’uscita è a portata di mano: ci sono i Fondi europei che vanno, senza “se” e senza “ma”, sfruttati. C’è il Patto per la Calabria che, in qualche modo, dal punto di vista delle risorse compenserà i minori stanziamenti previsti dalla Comunità europea per il settennio 2014/2010. E c’è poi una battaglia da dover portare avanti con il Governo centrale. “Perché le belle parole sulla necessità di rilanciare la nostra terra – afferma Berna - si scontrano con la scelta politica di ridurre drasticamente gli investimenti”. Il riferimento è soprattutto a quelli previsti per l’A/3 e la Statale 106. “Il programma messo in atto dal ministro Del Rio è, a mio modo di vedere, del tutto sbagliato. Si è passati dai 9 miliardi programmati negli anni precedenti ai poco più di 3 miliardi attuali che hanno contemplato solo interventi di restyling di tratti stradali e non una nuova e più utile infrastrutturazione. In pratica sono state eliminate delle risorse che non consentiranno di avere in Calabria una rete stradale paragonabile a quella delle regioni del nord”. Ma la battaglia è da combattere anche con la burocrazia del “Palazzo”, “che ha oggettivamente costituito un vero freno, addirittura un ostacolo, ai processi di sviluppo della nostra regione. Del resto – prosegue Berna – il fatto che lo abbia denunciato pubblicamente anche il procuratore Gratteri e che se ne sia lamentato lo stesso presidente Oliverio, è una ulteriore conferma di come sia necessario che  processo di programmazione che sarà intrapreso nel prossimo futuro”.
Non da meno è il problema dell’accesso al credito. Anche qui i numeri possono aiutare a capire le difficoltà che vivono le imprese: “Nel 2015 gli impieghi nell’intero Mezzogiorno ammontano complessivamente a circa 89 miliardi di euro quando nella sola Regione Toscana si attestano intorno agli 84 miliardi.
Gli impieghi in Calabria rappresentano meno dell’1% degli impieghi totali nel Paese. Nel 2015 i finanziamenti alle imprese di costruzione – ricorda Berna -  hanno subito una significativa riduzione del 4,3% rispetto al 2014 pur a fronte di un significativo aumento dei mutui concessi alle famiglie per l’acquisto di abitazioni. A risentirne maggiormente il settore dell’edilizia residenziale che ha registrato una riduzione del credito pari al 45,5%.
C’è evidentemente qualcosa che non va e che bisogna correggere in questo squilibrato rapporto banca-impresa nella nostra regione”.
Per smuovere l’intero comparto ci sarebbe poi la  soluzione  “Ponte sullo Stretto”. “Mentre nel resto del mondo si costruiscono i ponti, in Italia abbiamo fermato un’opera progettata e già avviata che avrebbe avuto ricadute straordinarie per il nostro territorio. Sarebbe stato un volano per nuove costruzioni sia in Calabria che in Sicilia e avrebbe portato investimenti per far arrivare nella nostra regione l’alta velocità. Invece, inspiegabilmente, si è deciso di bloccare il tutto. Quel che auspico è la ripresa del progetto che una volta realizzato porterà soltanto benefici”.
Nell’attesa, ci sono da affrontare argomenti altrettanto importanti. Come l’approvazione, da parte del Consiglio regionale, della modifica alla Legge urbanistica che introduce il principio di consumo di suolo zero. “Il sistema ha condiviso i principi della Legge – aggiunge il Presidente di Ance Calabria – ma è necessario pensare ad una specifica normativa di accompagno in tema di rigenerazione urbana. Esiste la necessità di una progettazione vera e pensata con la messa in capo di azioni mirate capaci di far rinascere le nostre città da se stesse senza nuovo consumo di suolo.
Ma la riqualificazione urbana presuppone un’azione su più profili, compresi gli interventi di sostituzione edilizia attraverso la rottamazione di edifici e quartieri obsoleti e di scarsa qualità. Ed a questo proposito voglio ricordare come, la fine di quest’anno, terminino gli interventi previsti dal Piano Casa che, a questo punto – conclude Berna - necessitano di trovare una stabilizzazione normativa organica per lo sviluppo dell’edilizia in Calabria”.

 

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