Disavanzo sanitario, M5S: "Le responsabilità più gravi sono di Oliverio"

«Sul disavanzo sanitario della Calabria il governatore Oliverio usa d'ufficio l'alibi del disastro a sua insaputa, confermando un'ipocrisia politica senza eguali». Lo affermano, in una nota, i parlamentari M5s Francesco Sapia, Giuseppe d'Ippolito, Paolo Parentela e Bianca Laura Granato, che spiegano: «Sia chiaro una volta per tutte, il disavanzo sanitario regionale è la sommatoria delle perdite di bilancio prodotte dai direttori delle aziende della sanità calabrese, nominati dallo stesso presidente della Regione, bravissimo a fare lo gnorri». «Su 9 aziende del Servizio sanitario regionale, 7 – sottolineano i parlamentari 5stelle – hanno confezionato deficit milionari. Ciononostante, i rispettivi direttori generali, sanitari e amministrativi sono stati premiati con un lauto bonus, nell'indifferenza fissa del pallonaro Oliverio, che seguita a ignorare la decadenza automatica di questi manager, prevista a chiare lettere dalla legge regionale». «Oliverio – incalzano i 5stelle – continui pure a fingersi incolpevole, prometta un'altra volta l'incatenamento davanti a Palazzo Chigi, lasci ancora la materia sanitaria al suo consulente abusivo Franco Pacenza e adombri a oltranza il fallimento di Giacomino Brancati quale direttore dell'Asp di Reggio Calabria, che è una polveriera prossima a esplodere». «La struttura commissariale – concludono i parlamentari 5stelle – ha commesso errori di programmazione, ma il Consiglio regionale ha rinunciato da tempo alle sue prerogative sulla sanità. Intanto il deficit complessivo ha superato di molto i 100milioni, pur se ritoccato al ribasso dal tavolo interministeriale di verifica, allo scopo di evitare tassazioni a danno degli utenti. Oliverio scarichi a piacimento le responsabilità sul commissario Massimo Scura, ma questo non lo assolverà dalle sue, che sono senz'altro più gravi, nonostante prosegua a recitare a soggetto, anche nascondendo il caos infinito al vertice del dipartimento regionale Tutela della salute».

 

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