La chiusura alle 18 di tutti i bar e ristoranti, quella assoluta imposta alle palestre e alle attività teatrali e cinematografiche, stabilite dal Governo con l’ultimo Dpcm nell’urgenza di adottare misure fortemente restrittive che aiutino a tamponare l’emergenza sanitaria, rappresentano un provvedimento troppo penalizzante per queste categorie.
È chiaramente legittimo e giusto prevedere forme, anche forti, di contenimento dei contagi, ma accanto a questo la Presidenza del Consiglio dei Ministri avrebbe già dovuto individuare concrete misure di ristoro economico per chi è stato già duramente provato nei mesi di lockdown totale. Mi auguro lo faccia il più presto possibile, ma nel frattempo non posso tacere il fatto che il Governo abbia fallito in una delle sue missioni: essere credibile nei confronti della gente.
Il settore della ristorazione e dei bar, da sempre tassello centrale della nostra economia su ogni territorio, è stato costretto ad affrontare in questi mesi notevoli criticità, rispondendo con grande senso di responsabilità e di collaborazione a tutti gli adempimenti richiesti per assicurare la sicurezza sui luoghi di lavoro e la tutela della salute dei clienti. Lo stesso è toccato ai gestori delle palestre o a chi lavora nel mondo dello spettacolo. Dopo i tanti sacrifici economici sostenuti proprio per rispettare tutti i protocolli, oggi si fatica a comprendere la ragione dell’ultimo, pesante divieto sancito da Conte.
Sarebbe stato più opportuno immettere risorse per potenziare i servizi di controllo e di sorveglianza sul territorio, facendo rispettare le regole all’interno e all’esterno dei locali di ristorazione e nei bar, nelle palestre, nei cinema e nei teatri, piuttosto che tagliare alla radice la possibilità di lavorare e creare un indotto oggi più che mai indispensabile.
Da ogni parte d’Italia è unanime, e del tutto condivisibile, la protesta di queste categorie produttive che, dopo aver portato avanti con tanta fatica le proprie attività, adesso si ritrovano spiazzate e rischiano seriamente di dover limitare o, addirittura, chiudere definitivamente per l’impossibilità di far fronte ai costi fissi dei fitti, delle utenze e del personale.
Solo per limitarmi al settore della ristorazione e dei bar, anche nella nostra città sono tantissimi gli esercizi che lavorano esclusivamente nelle ore serali e che potranno in minima parte compensare i mancati introiti con il servizio a domicilio o l’asporto. Il pericolo immediato è che tanti addetti e collaboratori siano mandati a casa perché è impensabile poter garantire loro gli stipendi. D’altra parte, l’annunciata infornata di indennizzi suonerebbe come una beffa se non dovesse essere erogata in fretta. Se il Governo capisce che non può farcela, destini le risorse agli Enti locali, che hanno già gli strumenti per dare risposte efficaci e tempestive, come dimostrato nei mesi di lockdown.
Esprimendo la mia vicinanza a tutti gli esercenti della ristorazione, ai gestori delle palestre, ai lavoratori dello spettacolo, mi unisco alle tante altre voci di disappunto e protesta, regionali e nazionali, nei confronti di una misura eccessivamente restrittiva e penalizzante. Auspico che si possa individuare il giusto compromesso per non affossare la nostra economia”.