I tempi sono maturi per riaprire finalmente una seria discussione sul Ponte sullo Stretto di Messina, la più grande opera pubblica progettata in questo Paese, che può cambiare in positivo il volto del Mezzogiorno e dare ossigeno all’economia, a cominciare dall’edilizia”.
Lo afferma Francesco Berna, presidente di Ance Calabria e del Comitato Mezzogiorno dell’Associazione nazionale dei costruttori edili. Berna fa riferimento alle recenti dichiarazioni del Vice premier Salvini sull’esigenza di realizzare le grandi infrastrutture per lo sviluppo del nostro Paese e all’intervento del Senatore Siclari proprio sul Ponte.
“Oggi la politica sta tornando a discutere delle grandi opere – ha affermato Berna -. E’ in assoluto un segnale positivo, al di là della diversità delle posizioni in campo, perché significa che si è colta la centralità della questione per il futuro dell’Italia.
Noi, come costruttori e come cittadini, siamo favorevoli alla realizzazione di queste infrastrutture strategiche che modernizzano il Paese, lo rendono competitivo e, nel caso del Ponte sullo Stretto, possono rappresentare una notevole iniezione di fiducia per l’Italia.
Una Nazione che nel secondo Dopoguerra è diventata una delle maggiori potenze industriali al mondo e che deve tornare a essere consapevole delle sue potenzialità e del suo ruolo”.
“Sono sempre stato convinto – ha aggiunto Francesco Berna – della necessità di realizzare il ponte sullo Stretto ed oggi lo sono ancora di più. Ho avuto modo di ribadirlo in più occasioni ed anche in piena sintonia e condivisione con il Presidente di Ance Sicilia, con il quale abbiamo unità di vedute sulle reali prospettive di sviluppo che il Ponte porterebbe all’economia delle due regioni.
Oltre che ridare ossigeno alle grandi imprese italiane che oggi attraversano situazioni economiche difficili o che hanno scelto di lavorare prevalentemente all’estero, un ritorno estremamente positivo si avrebbe anche per l’imprenditoria locale delle due regioni ancora attanagliate dalla crisi.
Basti ricordare che la stima dei posti di lavoro che si potrebbero creare con la realizzazione del Ponte – tra imprese di costruzione, concessionarie ed indotto – si aggira intorno alle 100 mila unità per circa un decennio.
Ad avviso del presidente del Comitato Mezzogiorno di Ance, “la valenza di quest’opera sarebbe soprattutto di carattere strategico e ad essa può essere legato il futuro dell’intero Mezzogiorno, se è vero come è vero che la sua realizzazione porterebbe con sé anche il completamento dell’alta velocità e dell’alta capacità ferroviaria fino in Sicilia e costituirebbe il completamento dell’asse tra Napoli e Palermo, oltre che l’ultimazione del corridoio paneuropeo Helsinki – La Valletta.
Con la realizzazione di quest’opera l’intera area dello Stretto si trasformerebbe in un vero e proprio crocevia strategico dell’intermodalità e della logistica rendendo maggiormente fruibili sia il porto di Gioia Tauro che l’Aeroporto delle Stretto”.
Francesco Berna aggiunge: “La realizzazione dell’opera costerebbe ormai al Paese quanto non farla. Stiamo parlando infatti di un’opera già appaltata e le cui penali di mancata realizzazione costerebbero allo Stato più di un miliardo di euro, oltre alla perdita di opportunità in termini di sviluppo economico, turistico e sociale”.
Il presidente dei costruttori calabresi conclude: “Alla luce delle recenti prese di posizione di Salvini e Siclari, sento di chiedere alle classi dirigenti, e soprattutto alla politica locale, un’assunzione di responsabilità su questo argomento che, ciclicamente, torna all’attenzione dell’opinione pubblica.
Il Ponte non può essere un argomento tirato fuori di tanto in tanto, in base al momento politico, ma un impegno che chi governa il Paese e le nostre Regioni deve assumere innanzitutto in termini di chiarezza e di tempi progettuali”.