Cia-Agricoltori Italiani esprime soddisfazione per l’approvazione alla Camera della legge per il biologico, in grado di rendere l’agricoltura protagonista della transizione ecologica europea. La rivoluzione bio è già in atto, serve ora un segnale forte dal mondo politico per un ok in tempi rapidi in Senato prima di fine legislatura, dopo 12 anni di iter parlamentare. L’Italia, leader in Europa nel settore biologico, ha urgente bisogno di una legislazione nazionale, che le consenta di non perdere la partita con competitor europei, sempre più agguerriti.
Cia è, inoltre, soddisfatta per il recepimento delle sollecitazioni del mondo accademico e scientifico e, persino, del Presidente Sergio Mattarella, in merito alla questione del metodo biodinamico, che non verrà, comunque, escluso dai benefici della legge.
La legge nazionale di sistema specifica per il biologico può rappresentare, dunque, un’opportunità cruciale per esplorare e capitalizzare tutte le potenzialità produttive del comparto, sia a difesa dell’ambiente che della salubrità dei prodotti e per un forte legame con i territori di produzione.
Il settore è di assoluto rilievo anche sul piano dell’occupazione, avendo aumentato la forza lavoro del 71% nell’ultimo decennio. Il Ddl contiene misure importanti per favorire l’ulteriore crescita dell’agricoltura bio che conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro. Nello specifico, saranno portatori di sviluppo, sia sotto il profilo economico che ambientale, i biodistretti e tutti gli strumenti di aggregazione, oltre all’istituzione di un marchio biologico italiano.
Infine, conclude Cia, con una legge nazionale sul bio si potrà contare concretamente su un pilastro fondamentale per la costruzione del futuro agricolo come indicato dal Green Deal Ue, che vede proprio nel biologico uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità. La sfida europea è di arrivare entro il 2030 a destinare il 25% dei terreni agricoli al bio e vede l’Italia è in vantaggio, con una percentuale di coltivazioni al 16%, contro l’8% della media Ue.
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