Era ed è un’assurdità scientifica paragonare le stalle alle fabbriche! Coldiretti e Filiera Italia avevano denunciato e avviato una campagna di sensibilizzazione, in riferimento all’ accordo tra Europarlamento e Consiglio sulla proposta di modifica della direttiva emissioni. La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini da latte e da carne dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali che come più volte denunciato rischiava di obbligare tutte le stalle a sottostare a procedure di autorizzazione insostenibili salva un settore cardine del Made in Italy. Più penalizzato invece dal compromesso esce il settore suino, in particolare quello degli allevamenti da ingrasso mentre poco significative sono le modifiche introdotte al settore avicolo (con qualche eccezione per le ovaiole).
In Calabria (dati istat) ci sono 4479 aziende con capi bovini con 107.559 capi, le aziende suinicole sono 1910 con 46294 capi e quelle avicole 2572 con 78.801 capi. Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, è ingiusto e fuorviante – afferma Coldiretti Calabria -rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare. Il compromesso seppur non riconosca a pieno la posizione del Parlamento europeo che in plenaria si era pronunciato a favore del mantenimento dello status quo, corregge molti degli eccessi contenuti nella posizione iniziale della Commissione che prevedeva una piena inclusione di tutto il settore bovino e rigidissimi limiti per il settore suino ed avicolo.
Un risultato ottenuto con il contributo determinante del Governo nazionale e di molti europarlamentari italiani che hanno fatto prevalere il principio di una sostenibilità concreta a quella ideologica. Una vittoria del buon senso, che dà ragione a chi come la zootecnia sta facendo tantissimo per la riduzione delle emissioni come dimostrano gli straordinari risultati degli ultimi anni in cui, secondo l’Ispra, le emissioni prodotte dagli allevamenti rappresentano circa il 5% delle emissioni di gas serra, con -24% delle emissioni degli allevamenti italiani negli ultimi 30 anni in controtendenza con l’aumento del 16% rilevato a livello mondiale. Un risultato che blocca la proposta di chi avrebbe voluto assimilare gli allevamenti alle fabbriche inquinanti e che approccia il tema della sostenibilità in maniera più concreta e razionale prevedendo ulteriori interventi di miglioramento con studi e revisioni delle regole nei prossimi anni. E’ stata però persa – sottolinea Coldiretti – l’occasione per il mancato inserimento del principio di reciprocità che avrebbe previsto le stesse nostre regole di tutela ambientale per gli allevamenti di quei Paesi terzi che esportano verso il mercato europeo.