Unimpresa chiede agli associati – ma l’invito è esteso all’intera popolazione italiana – a riempire una busta in più, quando si va a fare la spesa al supermercato, e lasciarla nei numerosi punti di raccolta all’uscita: un gesto semplice e anonimo, ma essenziale. L’associazione, poi, invita a indirizzare donazioni alla Protezione civile a cui, in questa fase, è affidata la gestione dell’emergenza su tutto il territorio nazionale anche per quanto riguarda gli acquisti. «Tutti devono sostenere la sanità pubblica, con un contributo fattivo, per troppo tempo fiaccata con tagli indiscriminati e scellerati chirurgicamente affondati con le manovre sui conti pubblici e le leggi di bilancio» spiega il presidente onorario di Unimpresa.
«All’emergenza sanitaria, come prevedibile, se ne stanno sommando altre» scrive Longobardi «e Dio solo sa quante famiglie, che vivono con un solo stipendio, magari frutto dell’arte di arrangiarsi – che è molto meridionale, ma non solo – in questi giorni difficili vivono un disagio enorme». Secondo il presidente onorario di Unimpresa, «esistono situazioni dolorose con padri di famiglia a cui mancano i “soldi in tasca” per andare a fare la spesa: l’emergenza sociale a cui ho fatto riferimento in un intervento, pubblicato dai media venerdì scorso, è, purtroppo, già una triste, crudele realtà. La serrata dei negozi, lo stop alla mobilità, la chiusura degli uffici e pure di molte fabbriche hanno innescato una spirale negativa che si è tradotta, in pochissimi giorni, in un danno diretto, e di dimensioni enormi, per milioni di famiglie. All’improvviso non ci sono entrate, non c’è lo stipendio: reddito zero. Le uscite, però, non si azzerano: oltre alla spesa, ci sono l’affitto, le bollette, le medicine e, magari, qualche debito da onorare».