Dall’entrata in vigore del Decreto liquidità ad oggi, nonostante denunce, proteste e contestazioni declinate in varie forme, la resistenza delle banche nel fare arrivare liquidità alle imprese, anche con la garanzia dello Stato è stata una costante. E lo raccontano le cronache dei giornali che hanno raccolto drammatiche testimonianze di imprenditori in ginocchio per carenza di liquidità, e lo sappiamo bene anche noi che abbiamo raccolto lo sfogo di quanti hanno avuto difficoltà di accesso al credito, anche trattandosi di aziende sane. E, l’episodio di cronaca di qualche giorno fa a Crotone che ha visto protagonista il direttore di una banca aggredito dimostra che la tensione ha superato la soglia di tolleranza”.
E’ quanto affermano in una nota Antonio Torchia, Alberto Tiriolo, Fulvio Scarpino, Saverio Macrina, Antonio Maria Ferrise e Paolo Petrolo del Centro Studio Politico-Sociali “Don Francesco Caporale”.
“Se pure il decreto Liquidità ha messo disposizione fino a 25 mila euro per i piccoli imprenditori e i professionisti con garanzia al 100% e fino a 800 mila euro garantiti al 90% dal Fondo centrale di garanzia Pmi, e prestiti anche maggiori garantiti dalla Sace, ancora i clienti delle banche — rimasti chiusi per il blocco delle attività per contrastare il diffondersi del Coronavirus — lamentano vischiosità e ritardi nel rapporto con gli istituti di credito, in una situazione molto grave dal punto di vista della liquidità. Tempi lunghi di gestione delle pratiche e ostacoli che si frappongono tra imprese e fondi – si legge ancora nella nota del Centro Studi -. C’è stato perfino un ordine del giorno presentato alla Camera dal deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro nell’ambito della discussione sulla conversione del decreto Liquidità, per dare la possibilità anche agli imprenditori che non hanno un conto in banca, ma un conto corrente presso Poste Italiane, di accedere ai prestiti fino a 25 mila euro garantiti”.
“Ad essere bloccate anche aziende sane che magari si sono trovate in un momento di difficoltà e non hanno potuto pagare i loro fornitori: proprio perché sono in difficoltà in un momento del genere, in una situazione che non ha precedenti, hanno bisogno di ripartire. Tutto il Paese ha il bisogno di ripartire – conclude la nota di Torchia, Tiriolo, Scarpino, Macrina, Ferrise e Petrolo – e per una volta le banche avrebbero potuto fare la propria parte per facilitare il percorso di rilancio economico, invece di ostacolarlo con un odioso ostracismo. Ci ritroveremo davanti alla sede della filiale della Banca d’Italia di Catanzaro per manifestare pacificamente contro questa rigidità delle Banche che, chiudendosi a riccio, non hanno contribuito a riaccendere la macchina, perdendo l’occasione di essere etiche e solidali per rinnovata unità nazionale. Appuntamento, quindi, mercoledì 17 giugno alle 10 in piazza Serravalle a Catanzaro”.