Festival dell’ Ospitalità 2024, in programma a Nicotera, Vibo Valentia, dal 20 al 22 settembre, giorni in cui si tireranno le fila sulle nuove frontiere del turismo. Una vera e propria industria il cui termine turismo non basta più a se stesso e che da anni è diventato settoriale e definito: lento, esperienziale, culturale; fino a essere: over. Troppo grande per essere contenuto per domanda e offerta o fuori misura per essere identificato ancora come uno slancio vitale che offre alle persone l’opportunità di visitare, conoscere, concedersi una tregua dalle consuetudini?

Overtourism è infatti il neologismo, entrato a gamba tesa nel linguaggio tecnico e giornalistico, che serve a descrivere e definire sovraffollamenti di luoghi a vocazione turistica e insofferenze di cittadini residenti. Parola che diventa necessariamente azione e che condiziona, da un lato, le scelte di Amministrazioni locali e sovra comunali costrette a correre ai ripari imponendo, talvolta, ticket per gli ingressi in aree di particolare interesse e che, dall’altro, fa impennare i prezzi del mercato della vacanza in Italia, in Europa e oltre Oceano.

«Da anni, il Festival dell’Ospitalità si interroga sui confini del turismo e sulle nuove forme di viaggio che – dicono gli organizzatori del Festival dell’ Ospitalità – mettono in discussione i modelli tradizionali e che per questo richiedono una riflessione profonda sulla trasformazione in atto sia a livello nazionale che internazionale. Riflessione che riteniamo necessaria anche per segnare le traiettorie di sviluppo possibili per la Calabria». Calabria che inizia a registrare alcune criticità in un settore mai davvero messo a sistema secondo politiche coerenti e di continuità.

«Fuori rotta. Oltre i confini del turismo» è il titolo che segna la bussola della nona edizione del Festival dell’Ospitalità: «Fuori Rotta non significa smarrire la direzione, – sottolineano ancora dalla direzione organizzativa – ma questa edizione, ormai alle porte, ci invita al più che mai necessario confronto partecipato su contraddizioni, impatti e opportunità che ancora il turismo rappresenta quale fonte di economia per i territori e i suoi abitanti».

Un’edizione del Festival dell’Ospitalità dunque che permetterà di esaminare e andare oltre i confini di un turismo tradizionalmente inteso ma che non molla la presa sulla parola chiave che è stata, ed è, stella polare alla nascita dello stesso Festival: «Siamo ancora convinti che l’Ospitalità – continuano – sia punto cardinale che guida l’industria turistica più etica, responsabile e sostenibile e che questa rappresenti il percorso che porta con sé economie, sociale e cultura come fattori determinanti per la trasformazione di quello che oggi vediamo come turismo al confine e che deve diventare un turismo-ponte. Figurazione che mette in relazione luoghi e persone». «Le riflessioni sulla cultura turistica e le destinazioni – concludono – sono da sempre il nostro punto di osservazione privilegiato, un’analisi attenta del mercato ma con al centro le persone e le comunità. A partire dalle edizioni del recente passato abbiamo attraversato la riflessione sull’Abitare connessi (2022) e approdato alla responsabilità dei Destini in Azione (2023) e quest’anno ci confronteremo con numeri che vanno Fuori rotta grazie a speaker e ospiti che ci permetteranno di intravedere soluzioni possibili, perché in alcuni luoghi sono già in atto, a problemi ormai evidenti legati ad un turismo invasivo».

Diciotto gli eventi previsti, per un programma di tre giorni ricco di punti di vista grazie a un dibattito costruttivo tra operatori di settore, animatori culturali e di comunità, giornalisti, esperti di comunicazione visiva e innovatori digitali che arriveranno a Nicotera da tutta Italia.

Giornate in cui si porrà l’accento dunque, su città e cittadini residenti e temporanei, viaggiatori e destinazioni con duo talk e laboratori esperienziali, arte, musica e teatro che concorreranno ad animare il più importante evento sul turismo che, dal meridione d’Italia, dalla Calabria, poggia lo sguardo sul mondo.

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