L‘economia meridionale tiene un passo moderato, ma sempre più lento rispetto a quello seguito negli ultimi due anni, spinto dagli investimenti delle imprese, in particolare di quelle manifatturiere, e da una discreta performance sui mercati esteri.
La fiducia resta abbastanza positiva, così come discrete restano le attese delle imprese industriali riferite a produzione e ordini.
Ma i risultati meno lusinghieri delle micro imprese, tuttora prevalenti al Sud, il rallentamento dell’occupazione e del credito bancario, la situazione congiunturale complessiva del Paese e, soprattutto, una crescente debolezza dell’attore pubblico nel sostenere, con gli investimenti, la crescita economica, dipingono un’immagine del Mezzogiorno in cui gli elementi di preoccupazione iniziano a farsi più evidenti, e con essi a divenire più concreta la prospettiva di un rallentamento del ritmo di crescita.
Questo, in sintesi, il profilo delineato dal Check Up Mezzogiorno, tradizionale pubblicazione curata da Confindustria e Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, Centro Studi del Gruppo Intesa Sanpaolo) che per l’edizione di dicembre 2018 si concentra sull’approfondimento congiunturale dell’economia meridionale.
Secondo Natale Mazzuca, presidente del Comitato per la Coesione territoriale di Confindustria, “la strada per non disperdere i segnali positivi che, sia pure più deboli, ancora si registrano al Sud, passa dall’impresa, senza scorciatoie assistenziali”.
Secondo le stime formulate nei mesi scorsi da alcuni tra i principali istituti di previsione, il PIL del Mezzogiorno, è detto in una nota diffusa da Confindustria, dovrebbe sostanzialmente confermare, anche per il 2018, la tendenza ad una moderata crescita già registrata nel biennio precedente (+0,9%), anche se in maniera meno pronunciata rispetto alla media nazionale, e mettere a segno un risultato positivo anche per il 2019. Le più recenti revisioni delle previsioni operate a livello nazionale dai principali istituti (tra cui il Centro Studi Confindustria, che stima una crescita del PIL nazionale nel 2019 dello 0,9%) potrebbero tuttavia comportare una revisione al ribasso anche per l’andamento del PIL nella ripartizione meridionale.
La centralità della questione industriale e quella della ripresa degli investimenti pubblici, prima di tutto in infrastrutture, si propongono dunque come due sfide assolutamente decisive per la riduzione dei divari e la stabilizzazione delle prospettive di crescita del Sud e dell’intero Paese: ma alcune scelte contenute nel ddl di bilancio, come le rimodulazioni delle risorse per la coesione e la riduzione di quelle per gli investimenti delle imprese meridionali, lasciano dubbi sull’effettiva volontà di agire in questa direzione.
“Gli investimenti pubblici – ha detto ancora il presidente Mazzuca – devono ripartire e si devono affiancare a quelli privati, per cogliere tre risultati decisivi: rilanciare la competitività e la sostenibilità dei territori, creare lavoro e rilanciare una filiera, quella dell’edilizia, che più di altre ha subito i colpi della crisi e che gioca da sempre un ruolo fondamentale per l’economia del Mezzogiorno. Riaprire i cantieri e sostenere gli investimenti privati: la sfida della crescita al Sud si gioca qui”.