L’inchiesta che ha portato diverse persone ad essere indagate per la vicenda delle doppie fatturazioni all’Asp di Reggio Calabria è una notizia che non stupisce. È anzi la certificazione di quanto le distorsioni del sistema sanitario, più volte denunciate dalla stampa, da alcuni ex commissari dell’Asp e per il Piano di Rientro e anche dalla Commissione che ho l’onore di presiedere, fossero serie e gravi. A mio avviso è poi significativo il coinvolgimento del referente dell’Advisor contabile che, ingaggiato con un contratto annuale milionario dal 2009, non ha comunque permesso all’Ente di redigere un bilancio, incrementando di fatto quell’area grigia in cui le pratiche illegali e scorrette hanno, evidentemente, avuto modo di proliferare. Avevo pubblicamente evidenziato possibili responsabilità, quantomeno per condotta omissiva, a carico dell’Advisor. Chi controlla il controllore?».
A scriverlo è l’on. Arturo Bova, presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria, commentando le prime risultanze dell’inchiesta della Guardia di Finanza condotta dal pm Marika Mastrapasqua e dal procuratore aggiunto della Procura di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni e coordinata dal Procuratore capo Giovanni Bombardieri.
«Come detto – prosegue Bova -, già nei mesi scorsi la vicenda delle doppie fatturazioni era approdata nella Commissione contro ‘ndrangheta in una seduta ad hoc che volli convocare perché la politica potesse prendere coscienza di quanto dichiarato da addetti ai lavori e giornali. Dai verbali di quella seduta emerge chiaramente come il sistema fosse artatamente organizzato per far sì che l’Asp fosse un vero e proprio bancomat, per far sì che un credito nei confronti dell’Asp fosse un investimento più redditizio di tantissimi altri strumenti finanziari. Oggi, finalmente, una grande breccia si è aperta in quel sistema e mi auguro che verrà fatta piena luce sulle responsabilità dei singoli, affinché si possa ripristinare il clima di legalità e correttezza normativa e procedurale che è l’unica garanzia per il soddisfacimento delle richieste legittime di fornitori e utenti, ponendo così fine ad un malcostume meschino e senza scrupoli che ha lucrato per anni sulla salute dei calabresi».