Si è tenuto nella Sala Oro della Cittadella regionale un incontro tra i rappresentanti dei progetti Sprar provinciali della Calabria per discutere sulle ricadute negative messe in atto dal decreto Salvini che di fatto cancellerebbe un modello virtuoso come quello degli Sprar, l’attuale sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati.
Durante l’iniziativa in cui sono intervenuti il delegato alla Presidenza regionale per le politiche sull’immigrazione Giovanni Manoccio, il responsabile regionale Anci all’Immigrazione e alle politiche dell’accoglienza Stefano Calabrò e Alessandro Gordano, portavoce degli enti gestori Sprar della Provincia di Cosenza, è stato anche sottoscritto un documento indirizzato alla Presidenza della Regione con cui si chiede un sostegno in difesa delle attuali strutture d’accoglienza che con il decreto Salvini rischiano di essere smantellate. In particolare l’assemblea riunita nella Cittadella regionale ha chiesto la difesa e il rispetto dei diritti umanitari dei richiedenti asilo e un confronto permanente su questa grave emergenza per i territori.
Il coordinamento ha anche chiesto alla Regione, alla deputazione calabrese e all’Anci Calabria di farsi interpreti e portavoce di questa battaglia di civiltà contro un sistema che ha dimostrato di essere dal 2002 la miglior soluzione per affrontare il fenomeno dei migranti e per realizzare realmente l’integrazione e l’accoglienza.
“Il decreto Salvini – ha dichiarato Manoccio – lede innanzitutto i diritti umanitari dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Si cancella la protezione umanitaria e si concedono permessi di soggiorno speciali, così come sarà impossibile accedere all’iscrizione anagrafica.
Con il decreto i “nuovi” Sprar inoltre non avranno né i richiedenti asilo né gli ospiti per motivi umanitari, che andranno nei Centri accoglienza straordinari, i Cas, finendo a smantellare il modello di accoglienza diffusa che ha preso a radicarsi in Calabria, più che in altre regioni, con significativi benefici anche economici e in termini di occupazione.
È inspiegabile che si voglia tornare ai Cas che, viceversa, rappresentano la soluzione sbagliata e che, come dimostrano i fatti, sono terreno fertile per l’azione della criminalità organizzata. E le ricadute sono facilmente immaginabili: sarebbero in migliaia le persone che, titolari dello status di rifugiati o in attesa di pronuncia, al passaggio della legge potrebbero già trovarsi in mezzo a una strada.
E che quindi andrebbero a bussare alle porte dei servizi sociali dei nostri Comuni.
Credo – ha aggiunto Manoccio – che serva mobilitarsi subito con un’azione forte, attraverso un’interlocuzione con tutte le istituzioni e la deputazione calabrese. Nei prossimi giorni attueremo attraverso il coordinamento delle forme di protesta sia a livello locale che nazionale contro un percorso voluto dal Governo che spalancherebbe probabilmente le porte anche alla radicalizzazione dei fenomeni terroristici”.
Il responsabile regionale Anci all’Immigrazione e alle politiche dell’accoglienza Stefano Calabrò ha dato notizia dell’ultima riunione della Commissione immigrazione e politiche per l’integrazione dell’Anci che si è riunita ieri a Roma in seduta straordinaria, alla presenza di Sindaci di Comuni capoluogo di Provincia, Presidenti di Anci Regionali, amministratori dell’intero territorio nazionale in cui è emersa la presenza di una discussione aperta in seno alla maggioranza proprio sulla possibilità di apportare alcuni emendamenti dell’Anci al decreto Salvini.