Nei giorni scorsi, la Camera Penale “A. Cantafora” di Catanzaro, per espressa volontà del suo consiglio direttivo, presieduto dall’avv. Ermenegildo Massimo Scuteri, ha aderito alla “Giornata dei braccialetti”, organizzata dalla Camera Penale di Firenze e sostenuta da tutta l’Unione delle Camere penali Italiane.
Infatti, l’utilizzo del cosiddetto braccialetto elettronico (previsto dall’ art. 275 bis c.p.p.), quale strumento che consente di sostituire la misura cautelare della custodia in carcere con gli arresti domiciliari, continua a conoscere una scarsa applicazione, nonostante siano passati oramai tre lustri dalla sua introduzione.
“Questo utilizzo certamente sottodimensionato – spiega l’avv. Orlando Sapia, responsabile dell’Osservatorio “Carcere” della locale camera penale – è dovuto alla mancanza di volontà politica di investire in uno strumento utilissimo per il rispetto dei diritti umani.
Si ricorda, infatti, che mediante il braccialetto è possibile da parte del giudice, salvo situazioni di particolare gravità, disporre gli arresti domiciliari a carico dell’indagato/imputato, comunque soggetto ancora in attesa di un giudizio, anziché la custodia cautelare in carcere.
Tale presidio elettronico, in sostanza, consente di tutelare le eventuali esigenze cautelari collegate ad ipotesi di reato in una maniera differente da una visione carcerocentrica rispetto alla quale si è, a volte, registrato un abuso”.
“In una realtà quale quella italiana – prosegue l’avv. Orlando Sapia -, alle prese con il cronico sovraffollamento delle carceri, che è anche valso una condanna internazionale da parte della CEDU nell’anno 2013,
si deve dare più spazio a misure cautelari e pene definitive, che sappiano guardare ad un orizzonte diverso rispetto a quello carcerario.
Al contrario, l’attuale esecutivo, dopo aver affossato la riforma dell’ordinamento penitenziario ed introdotto una normativa (Decreto Salvini) in materia di immigrazione e sicurezza di cui non si sentiva alcun bisogno, progetta addirittura di abolire l’operatività dell’istituto della prescrizione dopo la sentenza di primo grado.
Ciò avrà come effetto l’esplosione del contenzioso penale, la irragionevole durata dei processi ed un aumento spropositato della popolazione carceraria, con tutti i disagi che ne conseguono, in termini di costi tra cui in primis i risarcimenti danni per i condannati, costretti a vivere, in condizioni disumane, la propria pena”.
Ecco perché, dinanzi a questo stato di cose, sempre meno rispettoso dei diritti umani, l’Unione delle Camere Penali Italiane continua a mobilitarsi per la difesa del giusto processo e contro il giustizialismo penale, per la difesa dei diritti tutelati dalla Costituzione e contro l’uso ossessivo e strumentale della carcerazione in genere e di quella cautelare in particolare.
E la Camera Penale “Alfredo Cantàfora”, dal canto suo, è stata al fianco dei colleghi della Camera Penale di Firenze e di tutti gli aderenti all’UCPI in questa battaglia di civiltà, per ribadire, ancora una volta, la necessità di dare una corretta e piena applicazione all’istituto degli arresti domiciliari con il dispositivo elettronico.