Sulle aree protette in Calabria non mancano le iniziative ma resta tanto da fare. Prendendo atto dei chiarimenti dell’Assessorato regionale all’Ambiente ai quesiti posti dalla mia interrogazione e posto che concordiamo sull’enorme importanza delle aree protette per creare sviluppo ed occupazione, sono dell’avviso che di tutta la problematica occorra discutere in una seduta del Consiglio regionale alla presenza di tutti i soggetti che hanno voce in capitolo”.
E’ quanto afferma il consigliere regionale Francesco Pitaro (G.misto), che aggiunge: “Non trovo alcun tratto demagogico nella risposta dell’assessore Di Caprio, ma una rappresentazione realistica che da un lato demolisce le rappresentazioni entusiastiche e, dall’altro, lascia intendere che, essendoci consapevolezza delle tante lacune, si possano potenziare le buone prassi naturalistiche messe in atto dalla Regione e individuare nuovi percorsi innovativi. Preoccupanti – sottolinea Pitaro – sono alcune osservazioni dell’Assessorato, per esempio il fatto che la programmazione per metterle a valore è assai complessa.
Intanto, perché dei 255 mila ettari di aree protette ‘poco meno di 20mila ettari sono di rilevanza regionale, mentre per ciò che riguarda i tre Parchi nazionali sono stati istituiti per finalità conservazionistiche e marginalmente attenzionati dalle politiche di incentivazione turistiche a livello regionale’, mentre le risorse messe a disposizione dalla Regione per le are protette di sua stretta competenza (600mila euro euro) non consentono alle stesse ‘di espletare in maniera adeguata le proprie funzioni’.
Critica appare la situazione anche perché ‘nei tre Parchi nazionali si registra una mancata diversificazione di imprese e una eccessiva concentrazione sulle imprese primarie (ristorazione e alloggi)’. L’Assessorato aggiunge, inoltre, che ‘il turismo in Calabria è stato identificato da sempre con il mare, trascurando il valore aggiunto che deriva dal connubio mare – montagna, benché la Calabria, pur essendo circondata da 750 chilometri di costa, sia di fatto una montagna al centro del Mediterraneo. Non si può parlare di destagionalizzazione del turismo senza guardare all’enorme patrimonio di biodiversità, di geodiversità, di peculiarità paesaggistiche delle aree interne e senza un adeguato percorso di valorizzazione dei borghi di valenza storico-culturale di cui questa regione è ricca’. Critica la conclusione cui si perviene: ‘A livello regionale le politiche di incentivazione turistica hanno guardato quasi esclusivamente al turismo balneare trascurando la maggior parte del territorio, con il risultato deludente sia per la costa che per le aree interne’”. Ancora il consigliere regionale: “Sprazzi di positività si avvertono laddove si asserisce che ‘Importanti risorse comunitarie sono state destinate a far conoscere il territorio interno e ad intercettare segmenti del turismo naturalistico ed esperenziale’. Ma tutto è ipotecato dal fatto che ‘si tratta di azioni che implicano non immediate tempistiche di attuazione e. soprattutto, non immediati risultati in termini di incremento di flussi turistici che risulteranno apprezzabili soltanto nel medio periodo’”.
Per Pitaro, “Pur essendo positivo il modello di gestione delle risorse di cui alla programmazione dei fondi comunitari 2014 – 2020, perché l’intero ‘programma d azione’, così come i singoli progetti implementati, sono stati definiti sulla base di un percorso amministrativo di concertazione con gli Enti gestori delle aree protette,cosicché i progetti di rilevante portata sono stati implementati in un ottica di sistema’, rimangono alcune domande. Per esempio: cosa si intende fare per avviare una pianificazione su tutte le aree interne e per rimediare alle storture segnalate? E’ opportuno rafforzare la prassi concertativa in vista del prossimo periodo di programmazione 2021 – 2027, alla condizione, però, che si verifichi se la spesa effettuata produce risultati tangibili e non sia tesa soltanto a sostenere l’impalcatura delle diverse governance e dei loro sottosistemi”.