Le garanzie al 100% dello Stato per il credito alle Imprese, colpite dalla chiusura totale nell’Emergenza Covid-19, lasciano la Calabria agli ultimi posti sia per numero di domande positive che per importi erogati. Più di qualche responsabilità è del Sistema Bancario che opera sul territorio che quantomeno scoraggia le imprese. I numeri parlano chiaro:
Le domande arrivate, al 21 maggio u.s., al Fondo di Garanzia dal giorno di avvio dei provvedimenti, che dovevano potenziare e ampliare l’azione di garanzia dello Stato sono state un totale 357.690 di cui solo 8.631 calabresi (8264 fino a 25mila €uro) per un importo di € 397.851.251,84, un insignificante 0,26 % dei circa 15Miliardi garantiti.
Questi sono i numeri inaccettabili a sostegno della liquidità delle imprese che allarga la forbice tra la Calabria e le altre Regioni d’Italia. A questo si devono aggiungere modi e tempi su come le provvidenze “atterrano”. Uno dei rischi più gravi è il “disoccuvirus” oggi poco diffuso solo per la medicina degli ammortizzatori sociali. Non basta più gridare allo scandalo ma serve più trasparenza da parte della Banca d’Italia o comunque dei soggetti deputati per sapere il numero delle domande ancora in lavorazione e/o rifiutate e le motivazioni. E’ necessario che la Task Force, costituita per promuovere l’attuazione delle misure a sostegno della liquidità predisponga controlli negli sportelli delle banche senza aspettare che si muova da sola la Magistratura. Ignorare quello che avviene in Calabria sul credito alle Imprese, in questo delicato momento, significa inevitabilmente favorire l’usura e la criminalità organizzata, consegnando forse definitivamente la “Ripartenza” dell’economia e del lavoro all’illegalità e desertificazione produttiva. Il Governo abbia il coraggio di intervenire e i calabresi non rinuncino a segnalare i ritardi e i dinieghi ingiustificati denunciando le responsabilità.