Oggi è giornata importante per noi e per la Calabria. Con Giovanni Minoli inizia una nuova era per l’audiovisivo. Film Commission è datata superata dal nuovo modo di produrre audiovisivo. Lo statuto regionale risale vent’anni fa. Film commission è un nome che non risponde più alle esigenze del momento. La Calabria è un set a cielo aperto da cui far nascere un’industria dell’audiovisivo che deve diventare un sistema, non un bancomat per le produzioni che girano delle riprese in alcuni film, ma deve creare professionalità: sceneggiatori e scrittori, registi, attori. Bisogna creare economia di sistema”.
Con queste parole il presidente della regione Jole Santelli ha introdotto la conferenza stampa con il giornalista Giovanni Minoli, commissario della Fondazione Calabria Film Commission, nel corso della quale è stato illustrato il nuovo corso dell’industria creativa, del cinema e dell’audiovisivo in Calabria.
“Perché Giovanni Minoli e non un calabrese?” ha proseguito il presidente Santelli.
“Perché è il maestro della televisione italiana. Tutti siamo cresciuti alla sua scuola, lui ha fatto parte della nostra vita. Ad uno che ha fatto tutto nella vita ora gli proponiamo di lanciarsi in una sfida impossibile. Una sfida alla adrenalina. Lo ringrazio per aver dato questo onore alla Calabria. Giovanni Minoli aiutaci a spiccare il volo”.
E Minoli ha risposto: “ho accettato una sfida impossibile”.
Anche per il giornalista film Commission “va riformata”.
“È una definizione sovietica – ha affermato -. L’audiovisivo oggi passa attraverso una piattaforma che va dalla clip alla serialità, che si sviluppa in cinque punti: lunga serialità, media serialità, docufiction, documentari e film. La vera cultura incarna il romanzo popolare e quindi i prodotti legati alla serialità. Da qua vogliamo partire. Cosa Vogliamo fare in Calabria? Costruire un’industria dell’audiovisivo di livello alto, anche internazionale. Per riuscirci bisogna avere voglia di farlo, uno sfondo culturale preciso, ma soprattutto passione e follia, poi le location, per ultimo la storia base: la spina dorsale nella quale si intrecciano le sottostorie. Per tutto ciò ci vuole professionalità globale, attraverso una formazione che io definisco ‘fare facendo’, come andare a bottega ad imparare un mestiere.
Il nostro sogno, su cui lavoreremo fin da subito è la realizzazione di un prodotto di lunga serialità come un Posto al sole o Agrodolce, un’avventura umana, culturale e industriale. Immagino come location ideale un luogo come Gerace. Per fare questo servono sceneggiatori, soprattutto scrittori, un network e finanziamenti europei come il Recovery Fund.
Nell’immediato però siamo pronti a investire su docufilm di successo, anche in collaborazione con Rai Cultura, su storie di importanti donne calabresi, come Adele Cambria, Rita Pisano, Carmelina Montanari e Concetta Pontorieri”.
All’incontro con la stampa è intervenuta anche la produttrice cinematografica Gloria Giorgianni che ha illustrato alcuni docufilm già realizzati per la Rai.