Più che la ripresa dei consumi, pesa il caro-carburanti. L’incremento dell’inflazione segnalato a maggio da Istat non deriva da un miglioramento della domanda interna, che continua a mostrarsi debole. A pesare, piuttosto, sono gli effetti della corsa dei prezzi degli energetici, benzina e diesel in primo luogo, che si faranno sentire anche nei prossimi mesi se non si interverrà a favore dei consumatori con un taglio delle accise.
Così Confesercenti sui dati Istat relativi all’inflazione di maggio.
A maggio i prezzi sono aumentati anche per motivi legati a fattori stagionali, come evidenziano gli incrementi registrati dagli alimentari freschi. Ma è innegabile che l’incidenza maggiore sia da attribuire agli energetici, ed ai carburanti in particolare.
Rispetto al maggio dello scorso anno, i prezzi alla pompa della benzina sono aumentati dell’8%, quelli del gasolio del 10%. Incrementi rilevanti che, con effetto domino, si ripercuotono sull’intera filiera del sistema produttivo italiano.
I consumi, invece, restano al palo: l’ultimo dato delle vendite rilasciato da Istat, relativo ad aprile, segnala un vero e proprio crollo (-5,4% sull’anno), il peggiore degli ultimi cinque anni. Certamente ha pesato l’incertezza politica seguita allo stallo elettorale, ma il prolungato rallentamento della domanda interna è una spia preoccupante per la ripresa economica del Paese. Serve un intervento urgente: senza una vera ripartenza dei consumi, infatti, sarà impossibile per l’economia italiana raggiungere i livelli di crescita delle altre economie europee.
Su questo fronte la flat tax potrebbe essere una rivoluzione positiva per tutti: il suo impatto però deve essere tale da rigenerare il motore dell’economia interna, oggi decisamente ingolfato. Una riforma fiscale intesa a ridurre il livello di prelievo e il numero degli adempimenti gravanti sui contribuenti sarà decisiva per liberare la capacità di spesa delle famiglie e delle imprese, sempre nel segno dell’equità e della compatibilità con le esigenze di bilancio.