E’ inaccettabile che banali liti di partito blocchino un provvedimento come l’etichettatura d’origine per i salumi fortemente voluto dal 93% degli italiani che ritengono importante conoscere la provenienza degli alimenti e dire finalmente basta all’inganno di prosciutti fatti con carne straniera ma spacciati per Made in Italy. E’ quanto denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini dopo il mancato inserimento nell’ordine del giorno della conferenza Stato-Regioni, in programma domani, del decreto per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine nei prodotti con carne suina trasformata.
Le questioni di carattere partitico non devono influenzare settori che attendono da anni un provvedimento di trasparenza che avrebbe effetti importanti sull’economia del Paese – aggiunge Prandini -, oltre a dare precise garanzie ai cittadini su quanto portano in tavola.
L’Italia, che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie come accaduto con l’approvazione, grazie al pressing della Coldiretti, dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
Il 13 febbraio 2018 era entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.