La questione meridionale continua a rappresentare un grave vulnus per l’intero sistema paese, una situazione drammaticamente irrisolta che, ad oggi purtroppo, viene affrontata malissimo. I veri problemi sono davanti ai nostri occhi, come testimoniato dalla povertà diffusa, da un’economia moribonda, dalla crescente emigrazione giovanile e dallo spopolamento dei territori.
Tutte le analisi certificano impietosamente l’enorme divario che ormai separa Nord e Sud del paese. Il prossimo governo nazionale, che ci auguriamo possa presto vedere la luce, deve porre quale priorità inderogabile nella propria agenda politica la questione Mezzogiorno.
Al riguardo lo scenario che emerge dalle analisi Istat e Svimez è emblematico e, del resto, appare perfettamente coerente con gli esiti delle recenti elezioni politiche in cui è prevalso in modo netto, proprio nel Mezzogiorno, un sentimento di profondo malessere sociale ed economico.
Il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno (19,4%) è tre volte quello del Nord (6,9%) e circa il doppio di quello del Centro (10%). Un divario impressionante che può essere paragonato, come rilevato da molti osservatori, a quello esistente tra Germania e Grecia. Continua ad allargarsi, inoltre, il differenziale del Pil pro capite tra Nord e Sud se si pensa che circa dieci meridionali su cento sono in condizioni di povertà assoluta contro i sei del Nord. E colpisce anche un dato di cui poco si parla, relativo ai depositi bancari pro capite, la cui media è profondamente diversa tra Nord e Sud (solo per fare un esempio, Lombardia 44mila euro pro capite Calabria 7mila euro procapite).
A preoccupare fortemente, inoltre, è poi la paralisi pressoché totale che sta interessando gli investimenti in infrastrutture. In tal senso lo stesso stato di avanzamento della spesa dei fondi strutturali europei 2014-2020 (Fesr e Fse) in Italia parla chiaro: della dotazione totale che ammonta a 51,7 miliardi meno della metà (44,8%) risulta programmata e appena il 5,6% effettivamente spesa. I dati ufficiali della Commissione europea al dicembre 2017, appaiono emblematici anche su scala locale, con riferimento in particolare al divario tra Nord e Sud. Nel Mezzogiorno, infatti, dei 22,9 miliardi a disposizione risultano spesi solo il 3,3% contro il 10,3 del centro nord (su una dotazione di 13,2 miliardi).
Come Ance Calabria crediamo che sia necessario intervenire con urgenza sulla prima vera emergenza: il lavoro. Un dramma a cui si può porre freno in tempi rapidi solo riattivando gli investimenti sul territorio a cominciare dal comparto dell’edilizia e dei lavori pubblici, quali asset fondamentali e prioritari per generare ricadute positive in tempi immediati sull’economia e sui livelli occupazionali. Servono politiche più efficaci, specie sul fronte della capacità di spesa delle ingenti risorse di cui disponiamo e che non riusciamo a tradurre in opere, cantieri e azioni concrete.
Chiediamo che si apra con urgenza un confronto sul tema della semplificazione amministrativa e su una riorganizzazione radicale dell’intera macchina burocratica dello Stato e di tutti gli enti locali . E’ inaccettabile che ancora nel 2018 le risorse restino bloccate a causa di procedure farraginose ed estremamente complicate. A cominciare dallo stesso codice degli appalti che deve essere completamente riformato. Come costruttori chiediamo provvedimenti normativi incisivi e risolutivi.
Al fine di affrontare e risolvere il nodo burocrazia una questione cruciale riguarda il tema del rafforzamento amministrativo con la conseguente formazione dei dirigenti pubblici e di tutte le strutture pubbliche che in molti casi non hanno adeguate conoscenze e competenze delle materie sulle quali sono chiamate a operare. Il quadro che emerge dalla recente analisi Svimez, evidenzia un forte ridimensionamento della P.A. nel Mezzogiorno, in termini di risorse umane e finanziarie. Tale processo, in atto ormai da diversi anni, ha avuto ricadute negative anche sulla qualità stessa dei servizi offerti ai cittadini e al sistema economico e produttivo. Sarebbe opportuno pensare ad un sistema di formazione continua e di mobilità interna in grado di far ruotare le migliori figure dirigenziali all’interno dei vari uffici.
Occorre affrontare, inoltre, la questione della mancanza di progettualità che frena la ripresa nel Sud. In tal senso crediamo si debba predisporre un apposito fondo interamente dedicato alla progettazione di opere pubbliche, poiché gli enti locali non hanno risorse per affidare le progettazioni e senza uno strumento dedicato non sarà mai possibile far partire i progetti e quindi i lavori .
Ance Calabria, in altre parole, ha le idee chiare e intende proporsi in questa nuova fase quale interlocutore credibile, qualificato e autorevole sul fronte delle politiche che interessano lo sviluppo e la crescita, in modo particolare del Mezzogiorno, dalla cui ripresa il sistema Paese non può in alcun modo prescindere.