Dopo la manifestazione del sette maggio scorso, che ha visto la partecipazione di mille tirocinanti provenienti da tutti gli enti utilizzatori sparsi sul territorio regionale, ci saremmo aspettati qualche presa di posizione più incisiva, un impegno maggiore nei confronti di una problematica che riguarda così tanti calabresi e le loro famiglie. La vertenza, infatti, si trova ora in una sorta di stallo: il pur apprezzabile passo avanti di febbraio che ha visto il riconoscimento alle deroghe assunzionali per i tirocinanti calabresi difficilmente potrà trovare concreta attuazione a fronte della mancanza di copertura economica. La disponibilità di 5 milioni sui 65 necessari potrà portare, a secondo dei casi, o all’odiosa roulette di dover scegliere quei pochi tirocinanti che potranno essere assunti, discriminando tutti gli altri, o al completo immobilismo da parte degli Enti. Per questo riteniamo che decreti attuativi o note ministeriali che prevedono solo la procedura formale per gli Enti, non possano essere sbandierati come grandi risultati, e lo ripetiamo adesso, dopo averlo già detto altre volte quando si è esagerati con gli annunci via social.
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Stallo per i tirocinanti, i sindacati annunciano: da giugno mobilitazione permanente
Anche allora, come oggi, non si può avere nessuna vera svolta se non trovano le risorse necessarie, poiché alle belle liste compilate non corrisponderebbe la possibilità di avviare contratti, che è quello che davvero interessa i lavoratori. Siamo sicuri che non è questo quello che vogliono Occhiuto, il presidente della giunta regionale, né Calabrese, l’assessore al Lavoro, men che meno la Succurro, Presidente di Anci Calabria, che finora hanno dimostrato sensibilità e voglia di dialogo con Nidil-Cgil – Felsa-Cisl – Uil Temp e Usb FdS. Occorre, quindi, finalizzare l’azione sinergica tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti, come si è stati già capaci di fare, e compiere il passo forse più difficile, visto l’andazzo che si registra su Roma quando si tratta di reperire risorse. Tra ottobre e novembre prossimi, come già abbiamo fatto presente al Prefetto di Catanzaro, scadranno i progetti formativi, e ci preoccupa fortemente la prospettiva di ritrovarci con 4.200 persone che, all’improvviso, si ritroverebbero senza un sostegno. Si passerebbe dalla precarietà all’emergenza sociale, in una involuzione che significherebbe il fallimento del sistema politico calabrese, incapace di trovare una degna soluzione a una situazione che si protrae da oltre 10 anni e che, a detta ormai di tutti, rappresenta una vera e propria vergogna. Mentre le Segreterie Nazionali lavorano su Roma per ottenere un tavolo ministeriale, un tema che impatta su così tante famiglie calabresi deve tornare a essere centrale e per questo, Nidil-Cgil -FelsaCisl -Uil Temp e Usb Fds sono pronte, assieme ai lavoratori, a richiamare l’attenzione e la responsabilità della classe politica calabrese e nazionale nei primi giorni di giugno con la mobilitazione permanente ed ulteriori azioni fin quando non si sbloccheranno silenzi ed indifferenza che mirano a far soccombere sia le organizzazioni sindacali, da qualche singolo politico con smania di protagonismo, e sia portare i lavoratori calabresi nel disagio più assoluto.