Quest’anno nella calza della befana le Regioni Calabria e Puglia hanno trovato tre nuovi permessi di ricerca di idrocarburi nel mar Jonio, a ciò si aggiunge anche il regalo per l’Emilia Romagna con una nuova concessione di coltivazione.
Il sottosegretario Davide Crippa, nel tentativo di giustificare l’operato del Mise, ha dichiarato che le autorizzazioni erano la conseguenza obbligata dell’ennesima legge assurda, ereditata dal passato governo.
“Tali autorizzazioni – ha commentato il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio – prevedono tutte l’utilizzo della tecnica dell’air-gun e destano in noi profonda preoccupazione, in quanto alcune delle aree individuate sono limitrofe a importanti concessioni per l’estrazione di idrocarburi attive da decenni ed i cui impatti sull’ambiente circostante sono ancora oggi noti solo in parte. Per tali motivi la Regione Calabria ha deciso di proporre ricorso avverso tali autorizzazioni.
Contrasteremo con tutti i mezzi a nostra disposizione tali attività sulle nostre coste e nei nostri mari”.
Per l’assessore regionale all’ambiente Antonella Rizzo “è ora di finirla”. Da quando è nato questo Governo, i suoi esponenti non fanno altro che addebitare i propri errori a eredità del passato o all’esigenza di evitare penali. Le firme dei quattro nuovi decreti recano un nome e cognome ed una precisa colorazione politica. Negare i permessi e la concessione non avrebbe leso nessuno diritto e poteva essere fatto con una semplice moratoria che congelasse le richieste pendenti, per fare piena luce sulla situazione”.
“La linea di contrasto della regione Calabria alle trivellazioni nel mar Jonio – ha ricordato la Rizzo – era stata già stata espressa con una lettera a mia firma, datata 16 novembre 2016 e indirizzata al Ministro Galletti, con la quale veniva richiesta la sospensione delle autorizzazioni concesse ed un incontro per concordare le azioni a tutela del nostro mare. Tale contrasto dunque, è stato portato avanti anche nei confronti della propria parte politica, perché la tutela del mare è un valore irrinunciabile.
Con il consigliere Arturo Bova – ha continuato l’assessore Rizzo – abbiamo deciso di chiedere a tutti sindaci dei comuni costieri interessati all’attività di ricerca di idrocarburi con l’utilizzo della tecnica air gun, di farsi parte attiva nei ricorsi da proporre al Tar Lazio affinché si possa mettere in campo una sinergica azione di contrasto a difesa del nostro territorio.
Consideriamo non più tollerabile che ancora, dopo tanti anni dalla realizzazione dei primi pozzi, manchi una mappatura dello stato dell’arte che sia in grado di stabilire il reale impatto che le trivellazioni hanno sull’ambiente. Chiediamo che venga dato immediatamente corso all’iter di elaborazione del Piano aree. Per questa ragione – ha affermato infine l’assessore Rizzo – riteniamo che il rilascio di ulteriori autorizzazioni da parte del Ministero debba cessare in attesa della definizione della situazione e della sua evoluzione tenendo conto purtroppo che già molto danno è stato provocato”.