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La democrazia è minacciata dallo strapotere nel mondo delle multinazionali: occorre un nuovo patto educativo”. Questo è in sintesi il messaggio che il Presidente della Società Italiana di Intelligence, Mario Caligiuri, ha espresso nel corso del webinar sul rapporto tra multinazionali, mafie e democrazia nel XXI secolo, organizzato dal Laboratorio didattico di Pedagogia dell’Antimafia, attivo presso il Corso di studi in Scienze dell’Educazione del Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria.

Il seminario, introdotto da Giancarlo Costabile, è stato promosso per studiare le argomentazioni presentate nell’ultimo lavoro editoriale di Giorgio Galli e Mario Caligiuri “Il potere che sta conquistando il mondo. Le multinazionali dei paesi senza democrazia”, edito da Rubbettino. Caligiuri ha spiegato la natura delle relazioni di potere delle multinazionali – “gli agenti politici più importanti dell’inizio del XXI secolo, a prescindere dalle forme di governo in cui hanno avuto origine” – approfondendone i legami con i gruppi dirigenti delle rispettive nazioni: Cina, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, India, Turchia, Brasile. Una parte significativa della discussione, Caligiuri l’ha riservata ai rapporti ambigui e spesso opachi delle multinazionali di questi Paesi con il crimine organizzato, evidenziando le modalità di affermazione della fase delinquenziale del capitalismo come un passaggio quasi obbligato dell’economia di mercato. Caligiuri, nella sua analisi scientifica, ha posto l’accento sull’importanza del metodo dell’intelligence per selezionare le informazioni e costruire un nuovo patto educativo in grado di favorire una presa di coscienza collettiva nei confronti dei limiti (e delle gravi conseguenze sul piano del controllo sociale) della società della disinformazione, che rappresenta l’emergenza educativa e democratica di questo tempo, come le vicende del coronavirus hanno clamorosamente confermato. “Abbiamo bisogno – ha concluso – di nuovi progetti educativi per sviluppare un approccio innovativo ai saperi in modo da rendere effettiva la democrazia, ridotta al simulacro di una procedura elettorale che rende molto improbabile la selezione delle élite”.

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