La disinformazione è la priorità educativa e democratica di questo tempo”. È quanto ha sostenuto Mario Caligiuri, professore di pedagogia della Comunicazione all’Università della Calabria, durante il seminario “La società della disinformazione” svolto a Bologna all’Alma Mater.
Dopo l’introduzione di Maurizio Fabbri, professore di pedagogia generale dell’ateneo bolognese e promotore della manifestazione, Caligiuri ha evidenziato come l’eccesso di informazione da un lato e il basso livello di istruzione sostanziale dall’altro provochino un corto circuito cognitivo che allontana le persone dalla comprensione della realtà. Soffermandosi sulla situazione nazionale, ha ricordato che gli effetti delle politiche educative si constatano dopo decenni, per cui, nella sua interpretazione, il boom economico degli anni Sessanta è stato sostenuto dalla riforma scolastica di Giovanni Gentile del 1923 mentre l’attuale debolezza dell’istruzione nazionale, secondo le classifiche internazionali e le recenti valutazioni dell’Invalsi, sono la conseguenza dell’abbassamento del livello educativo a cui ha contribuito la facilitazione degli studi avvenuta dopo il Sessantotto. A questo riguardo, ha definito il fenomeno “facilismo amorale” in quanto ha finito con l’allargare le distanze sociali con l’illusione di ridurle.
Per Caligiuri, la democrazia va ricostruita attraverso l’educazione, tenendo conto dell’inevitabile scarto esistente tra i tempi immediati delle dinamiche sociali e i tempi lunghi della formazione delle persone. “Essere consapevoli – ha sostenuto – che siamo immersi nelle disinformazione sarebbe già, in questo momento, un valido punto di partenza. Ridurre la disinformazione a uno sterile dibattito sulle fake news, che è un aspetto marginale del problema, non fa comprendere la vastità del fenomeno in quanto la gran parte del del dibattito pubblico si fonda sulla disinformazione. E questo vale sia a livello sociale che politico ed economico, poiché si sta combattendo una vera e propria guerra dell’informazione in cui tutti noi siamo soldati inconsapevoli”. Per il docente “con oltre la metà della popolazione mondiale collegata ad internet, la menzogna e la manipolazione che si sono sempre registrati nelle vicende del mondo, hanno assunto le dimensioni di una vera e propria epidemia. Rendersi conto di questo probabilmente ci fa comprendere “lo spirito del tempo” e cioè la tendenza dominante del XXI secolo.
Con tutti i limiti e le incertezze, l’antidoto non può che essere quello educativo poiché è l’unico che può costruire una democrazia meno irreale offendo ai cittadini consapevoli strumenti critici e culturali per non essere vittime della propaganda, della pubblicità e della manipolazione sistematica della realtà”.