Questo è un giorno importante per la nostra regione e per la comunità Arberesh, qui insediata da oltre cinque secoli. È con soddisfazione e sentimenti di amicizia che porgo il benvenuto nella nostra terra al Presidente della Repubblica di Albania, Ilir Meta. La sua visita è espressione di attenzione e di intensificazione dei rapporti tra l’Albania ed il nostro Paese ed in particolare con la Calabria dove una comunità di origine albanese ha saputo non solo integrarsi ma affermarsi come risorsa e come ricchezza sul piano culturale, sociale ed etico.
È con immenso piacere che saluto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui mi lega un rapporto di profonda stima ed amicizia.
Il Presidente Mattarella torna ancora una volta in terra di Calabria e questa volta per rendere omaggio ad una comunità, quella arberesh che costituisce un esempio dei valori della integrazione che hanno alimentato e segnato la nostra storia”.
Sono queste le parole del Presidente della Regione Mario Oliverio pronunciate in apertura del discorso tenuto stamane nel Collegio Italo Albanese Sant’Adriano di San Demetrio Corone, in occasione della visita del Capo dello Stato Sergio Mattarella e del Presidente della Repubblica d’Albania, Ilir Meta, commemorativa del 550esimo anniversario della morte di Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe del popolo albanese.
Il Presidente Oliverio, che ha accolto all’arrivo insieme al sindaco Lamirata ed alle altre autorità il Presidente Mattarella, dopo aver volto un ulteriore saluto al sindaco di San Demetrio Corone ed a tutti i sindaci delle comunità albanesi d’Italia presenti, ha così proseguito: “I nostri sono due Paesi uniti da un percorso secolare che ha visto la Calabria come terra di approdo e di accoglienza.
Gruppi di uomini e donne albanesi in fuga dalla patria invasa, depredata, in cui erano venute meno le condizioni per poter vivere, hanno trovato nel mezzogiorno d’Italia, sulle coste calabresi un approdo sicuro dove poter iniziare una nuova vita.Un popolo alla ricerca di luoghi dove poter affermare la propria indipendenza, difesa dal tenace Giorgio Castriota Skanderbeg, che oggi celebriamo e la cui mitica presenza permea le comunità arberesh presenti in Calabria.
Non si è mai spento lo spirito di libertà che ha portato il popolo albanese sulle nostre sponde, grazie alle narrazioni ed una ricca letteratura che hanno tenuto vive le gesta del grande condottiero.È stato un fattore di arricchimento culturale ed umano accogliere le comunità albanesi nel corso dei secoli.
L’accoglienza è per noi un dato di normalità, parte costituente della nostra natura. Così come siamo stati noi migranti da accogliere, abbiamo saputo farlo da sempre e sempre intendiamo continuare a farlo.
Grande è stato il contributo dato alla società da brillanti figure di figli di Albania nel campo della cultura, dell’arte, nello sport, anche grazie alle condizioni favorevoli trovate in Italia per potersi realizzare.
La comunità albanese in Calabria è parte del tessuto sociale e civile, con la sua ricchezza culturale, con i suoi valori morali e religiosi, che impreziosiscono la storia di questa terra essendone parte integrante.Da sempre gli scambi tra i popoli hanno generato nuova ricchezza per l’umanità.
La coscienza di ognuno di noi è il frutto della nostra educazione, della nostra fede, dei nostri valori, che vengono prima di ogni cosa. Per noi le persone vengono prima degli stessi principi.Voglio qui ricordare che proprio da una figlia di Albania, Madre Teresa di Calcutta, è venuta al mondo una lezione di civiltà e di carità verso gli ultimi destinata a restare scolpita nel tempo.
Una lezione universale che costituisce nella sua semplicità una formidabile bussola per l’affermazione dei diritti dell’uomo.Oggi ci sono porti che qualcuno vorrebbe si chiudessero, ma non si possono chiudere i nostri cuori, né sopprimere i sentimenti di profonda umanità.
Il popolo calabrese è fiero della sua natura, che a distanza di secoli non è cambiata. Noi non ci stiamo a diventare attori di disumanità restando in silenzio.
All’ingiustizia globale, alimentata dall’odio razziale, noi rispondiamo con l’accoglienza come dato di normalità, perché per noi una società è civile se non smarrisce la dignità delle persone e questa è la Calabria. Una regione di primo approdo di migliaia di donne, uomini e bambini spinti dalla disperazione ad abbandonare la propria terra e ad affrontare la traversata del Mediterraneo; una regione i cui comuni, in primo luogo quelli piccoli praticano l’accoglienza attraverso lo SPRAR e dei quali l’esperienza di Riace costituisce l’esempio più alto, non l’unico, non a caso divenuto punto di riferimento a livello internazionale.
La Calabria è fiera della sua comunità arberesh, ne ha sempre rispettato l’identità perché l’ha considerata un valore, una risorsa. Non è un caso se le pagine più significative del nostro Risorgimento sono state scritte con il coinvolgimento ideale, l’apporto ed il sacrificio di tanti albanesi di Calabria, martiri in nome della libertà e dell’indipendenza per la costruzione dello Stato Italiano.
Presidente Meta, Presidente Mattarella oggi, come ho ricordato all’inizio, è una giornata importante per la Calabria; celebriamo questa giornata in omaggio alla memoria ed all’opera di Giorgio Castriota Skanderbeg, un grande albanese che ha segnato la storia del suo popolo imprimendo forti i caratteri di autonomia e di libertà, ma è anche occasione per riconfermare un impegno solenne alla difesa ed alla affermazione dei valori dei diritti umani, primi tra tutti quelli della libertà e del rispetto della dignità delle persone. Un impegno che deve essere pienamente assunto con maggiore determinazione dall’Europa nel solco ed in coerenza con la sua tradizione civile e democratica.
Un impegno che può e deve nutrirsi della ricchezza di storie concrete che hanno segnato il nostro Paese e di cui quella degli arberesh in Calabria costituisce una realtà tra le più significative”.