Sulla garanzia per i prestiti alle imprese che dovrebbe essere assicurata dalla Sace manca ancora il via libera dell’Unione europea: la misura inserita nell’ultimo decreto-legge per l’emergenza Coronavirus, infatti, richiede un articolato processo autorizzativo da parte della Commissione Ue al fine di escludere che si configurino aiuti di Stato illegittimi, cioè sussidi pubblici vietati dalle regole comuni. Tale verifica è obbligatoria poiché la Sace è una società pubblica e la garanzia extra introdotta dal governo potrebbe essere stoppata dall’Unione europea.

Ne consegue che, al momento, per le aziende italiane non è possibile ottenere i finanziamenti previsti dal provvedimento d’urgenza sfruttando il sistema di garanzia predisposto dal governo. È quanto segnala Unimpresa, dopo aver analizzato le ultime bozze del decreto-legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri e ancora in corso di definizione. In particolare, il comma 12 dell’articolo 1 stabilisce che l’efficacia delle misure sulle garanzie (commi da 1 a 9) “è subordinata all’approvazione della Commissione Europea ai sensi dell’articolo 108 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea”. «Quello del governo è un bluff, hanno approvato una norma che di fatto è congelata, probabilmente con il solo obiettivo di sbandierare denaro distribuito a pioggia sul sistema economico italiano. Ma quel denaro non c’è, almeno per ora e, in ogni caso, non si tratta di elargizioni, ma di indebitamento aggiuntivo a carico delle imprese anche se a condizioni vantaggiose» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

«Questo tipo di misure sono importanti, non vogliamo demonizzarle, ma è giusto fare alcune osservazioni. Primo: una norma di questo tipo, considerata la situazione di straordinaria emergenza, va varata e resa immediatamente applicabile. Ragion per cui, il governo avrebbe dovuto ottenere, con toni decisi, da Bruxelles, una rapidissima verifica e un altrettanto rapido via libera. Secondo: le garanzie, da sole, non bastano a tenere in piedi l’economia italiana; andremo incontro a un periodo buio, di fatturati che crollano e allora non è possibile immaginare che un’azienda, senza entrate, stia in piedi solo con nuovi debiti» aggiunge il presidente di Unimpresa.

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