Un Aldo Moro per certi versi inedito quello descritto da Mario Caligiuri nel suo libro “Aldo Moro e l’Intelligence. Il senso dello Stato e la responsabilità del potere” edito da Rubbettino. 

Inedito perché nell’immaginario collettivo il nome di Moro viene accostato soprattutto al profilo di statista, di uomo capace di decise aperture politiche e di notevoli capacità di mediazione, ma non alle relazioni intessute con l’arcipelago dei servizi di informazione. È significativo, ha esordito Caligiuri, che questo libro, presentato a Roma in anteprima il 9 maggio 2018 alla Camera dei Deputati nella sala “Aldo Moro”, venga adesso anche presentato a Maglie, la città natale dello statista. Un uomo di Stato – ha precisato  non può che essere un uomo di intelligence, in quanto ne conosce l’importanza e sa dialogare con gli uomini che la praticano”. E Aldo Moro si comporta come un uomo di Stato, agendo sempre in nome dello StatoCercando di intrattenere – come sottolinea Andrea Ambrogetti, uno degli autori del volume – la relazione tipica dello statista: utilizzare le informazioni in suo possesso per il bene della Repubblica e non per fini personali. 

Quello curato da Caligiuri diventa un libro necessario per attraversare le vicende che hanno caratterizzato la storia d’Italia e di cui Moro ne è stato un protagonista,  tratteggiando in modo scientifico il rapporto intercorso tra lo statista e l’intelligence.  

Il direttore del master in Intelligence dell’Università della Calabria ha ricordato che negli anni Sessanta ci sono stati tre momenti nevralgici nei quali i servizi hanno avuto a che fare con l’evoluzione politica nazionale: la crisi del governo Tambroniil presunto tentativo di colpo di Stato del 1964) denominato “Piano Solo” e la divulgazione dello scandalo dei fascicoli illegali del Sifar dello stesso Piano “Solo”.

Tre passaggi cruciali – alcuni dei quali toccati dallo statista nel “Memoriale” scritto durante la sua prigionia –  nei quali Moro, prima da segretario politico della Democrazia e poi da Presidente del Consiglio,  svolge un ruolo centrale. Grazie soprattutto alla “strategia dell’attenzione” che contrappone alla “strategia della tensione” che ha caratterizzato  gli anni di piombo e oltre della nostra RepubblicaTra il 1946 e il 1978 in Italia succede di tutto – ricorda Caligiuri –  supposti tentativi di colpi di Stato, terrorismo ideologico, sperimentazioni politiche e Aldo Moro è sempre presente nelle fasi decisive della storia del Paese nelle quali l’intelligence prende parte: l’apertura ai socialisti, la stagione del terrorismo, l’intesa con i comunisti”. Tra i cambiamenti politici e misteri del nostro Paese il nome di Aldo Moro compare spesso, così come a livello internazionale dove la guerra fredda raggiunge le vette più acute. 

Ecco perché vale la pena leggere questo libro, anche se si rischia di essere assaliti da un profondo senso di irrilevanza se confrontiamo quell’epoca politica con quella contemporanea, sideralmente diversa. L’evento si è concluso con le domande degli studenti del Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci” di Maglie dove si è svolto l’incontro, introdotto dalla preside della scuola Annarita Corrado, moderato dal giornalista Antonio Greco e con il brillante intervento dell’editore del libro, professor Florindo Rubbettino, che ha evidenziato l’impegno della casa editrice per promuovere una società aperta attraverso la conoscenza di pensieri e discipline che aprano la mente verso la conoscenza. 

 

 

 

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