La telenovela sull’accorpamento tra le Camere di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, continua a riservare colpi di scena; di fatto dopo oltre tre anni dall’avvio, volontario, dell’accorpamento si azzera di nuovo tutto in attesa di una decisione finale di merito.

E’ di pochi minuti fa, infatti, la pubblicazione sul sito del Consiglio di Stato dell’accoglimento del ricorso presentato da Ance Crotone per la sospensiva delle procedure dettate dal D.M. 16 febbraio 2018 che, dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale del primo decreto, aveva riavviato il piano di razionalizzazione del sistema camerale previsto dal D.lgs 219/2016.

“Ritenuto, nell’ambito della delibazione tipica della presente fase cautelare, che nel bilanciamento degli opposti interessi prevalenti risultano allo stato quelli della parte ricorrente, volti in sostanza al mantenimento inalterato della situazione sostanziale nell’attesa della delibazione nel merito delle diverse, articolate questioni oggetto di giudizio, a partire da quella prospettata di una possibile illegittimità costituzionale di alcune delle norme del riordino normativo la cui prima applicazione ha dato luogo alla presente controversia”, si legge nel dispositivo firmato dal presidente della Sezione sesta, Sergio Santoro, che ha ritrasmesso gli atti al Tar del Lazio “per la valutazione di una sollecita celebrazione dell’udienza di merito”.

Ancora una volta il destino delle Camere di Commercio, non solo di quelle in fase di accorpamento, rimane sospeso; è questa indubbiamente la questione più delicata. Come si regolerà il nuovo Governo rispetto alle continue bocciature dei provvedimenti dei suoi predecessori? Forse è il momento di rimettere in discussione tutto l’impianto della riforma e ripartire, magari con l’accordo delle Regioni e la condivisione delle stesse Camere di Commercio, come suggerito dalla Corte Costituzionale

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